La politica non deve dimenticarsi di noi. Questo l’appello lanciato ai capilista dei partiti dalle principali comunità scientifiche e mediche impegnate nella lotta contro il cancro. AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica, AIRO – Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica, SICO – Società Italiana di Chirurgia Oncologica, SIE – Società Italiana di Ematologia e SIPO – Società Italiana di Psico-Oncologia, la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) e le associazioni dei pazienti riunite nella FAVO (Federazione Italiana della Associazioni di Volontariato in Oncologia) hanno firmato una lettera che chiede parità nell’accesso alle cure, gratuite, per tutti i pazienti.

Il presidente FAVO Francesco De Lorenzo mette in luce, nel commentare l’iniziativa, le gravi e inutili spese irrazionali e inappropriate che caratterizzano il settore oncologico: “penalizzare i malati attraverso una riduzione orizzontale ed indiscriminata dei servizi non rappresenta una scelta etica e non garantisce reali risparmi. E’ essenziale garantire l’accesso, senza partecipazione di spesa da parte del malato, a diagnosi, terapie e riabilitazione”. Tra gli obiettivi principali si conta l’attuazione del Piano Oncologico Nazionale 20111-2013 che cerca di affrontare tutti i problemi connessi con l’oncologia, dalla prevenzione alle cure palliative.

Ma soprattutto c’è la necessità di superare le gravi disparità dell’accesso alle cure che attualmente esistono e condizionano la possibilità guarigione dei pazienti. “Nel 2010 a fronte di 598 posti letto in hospice in Lombardia e 241 in Emilia Romagna se ne censivano solo 20 in Campania e 7 in Calabria, mentre vi erano 27 strutture con servizio di radioterapia in Lombardia, 7 in Puglia e 3 in Calabria)” si legge nella lettera. Ogni famiglia di un malato, tra costi diretti e indiretti, in media perde 35.000 euro l’anno. “Vanno eliminate – afferma il prof. Stefano Cascinu, presidente AIOM – per i malati di cancro italiani le attuali assurde discriminazioni rispetto ai pazienti degli altri Paesi europei dovute ai notevoli ritardi da parte dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) nell’accesso ai farmaci antineoplastici innovativi”.

Maria Elena Zanini