I ghiacciai di tutto il mondo continuano a sciogliersi a causa delle azioni dell’uomo. Ma lo fanno a velocità sempre maggiore. Negli ultimi 20 anni la rapidità del fenomeno è più che raddoppiata e nel giro di tre decenni un miliardo di persone sarà minacciato da esondazioni, siccità e carestie. A rischio in particolare i 200 milioni di individui delle città costiere, che finiranno sommerse dall’aumento del livello dei mari. Questa l’inquietante fotografia dipinta dal nuovo articolo pubblicato il 28 aprile sulla rivista Nature, a cura di un team di scienziati internazionali che ha esaminato le immagini scattate da un satellite Nasa nel periodo 2000-2019.

Lo studio – I ricercatori hanno esaminato oltre 220 mila ghiacciai in tutto il globo, con l’esclusone di Antartide e Groenlandia, confrontando i loro cambiamenti nell’ultimo ventennio. E il dato riscontrato parla di un vertiginoso cambio di passo dello scioglimento dei ghiacci, che costituisce la fonte principale dell’innalzamento dei mari. L’accelerazione ha portato il fenomeno a contribuire in misura superiore al 20 per cento all’aumento del livello delle acque del pianeta. In pochi anni si è passati dalla perdita annuale di 227 gigatonnellate di ghiaccio, nel periodo 2000-2004, alla media di 298 gigatonnellate mantenuta ogni anno a partire dal 2015. Tra i ghiacciai più colpiti spiccano quelli di Alaska e Islanda assieme alle riserve glaciali delle Alpi, del Pamir-Alaj e dell’Himalaya.

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Cambiamenti di massa dei ghiacciai dal 2000 al 2019 – Fonte: nature.com

I rischi – L’aumento del livello del mare rappresenta una seria minaccia per le città costiere, in particolar modo per tutti quei luoghi abitati che, secondo le previsioni, finiranno sotto il mare entro la fine del secolo. Le stime parlano di oltre 200 milioni di persone minacciate dal fenomeno. Ma non sono solo le coste a rischiare grosso: tutti i centri abitati in prossimità di ghiacciai, spesso unica fonte d’acqua primaria, ma anche di laghi, fiumi e torrenti, andranno incontro a gravi pericoli e problemi: violente esondazioni, siccità e carestie. Secondo quanto riportato dall’emittente tv Al Jazeera, Robert McNabb, scienziato della Ulster University nel Regno Unito e co-autore dello studio, ha sottolineato che «lo scioglimento accelerato di fatto porta a un improvviso aumento della disponibilità delle riserve d’acqua di laghi e fiumi… ma il problema si ha in seguito, quando è trascorso un certo periodo di tempo, ovvero quando si ha il calo improvviso». Una volta sciolti del tutto i ghiacciai, possono trascorrere anche decadi, se non addirittura secoli, fino alla loro eventuale ricomparsa. Michael Zemp, direttore dell’osservatorio internazionale World Glacier Monitoring Service, ha commentato: «Dieci anni fa, parlavamo dei ghiacciai come degli indicatori del cambiamento climatico, ma ora sono di fatto diventati un memoriale della crisi del clima».

Le cause – I motivi di questi scioglimenti sempre più veloci sono ben noti: il riscaldamento globale generato dalle azioni dell’uomo rimane il principale colpevole di una situazione sempre più grave e minacciosa in un futuro non lontano. Twila Moon, glaciologa del National Snow and Ice Data Center che non ha preso parte allo studio, conferma che la situazione è drammatica: «Non mi aspetto, in tutta onestà, che anche le azioni più sostanziali per ridurre le nostre emissioni e controllare l’aumento della temperatura terrestre possano far ricrescere i nostri ghiacciai. Siamo arrivati a un punto in cui possiamo solo tentare di conservare il più possibile del ghiaccio che ci resta e rallentarne la scomparsa».