Nel giro di 10 giorni il Pianeta Rosso è stato preso d’assalto da tre sonde, quella araba, quella cinese e quella americana. Un “assembramento” di navicelle spaziali, dovuto allo sfruttamento di una finestra temporale, apertasi nel mese di luglio, in cui Marte si trovava in posizione favorevole rispetto alla Terra. La prima a tagliare il traguardo, il 9 febbraio, è stata Hope, seguita il giorno successivo da Tianwen-1 e il 18 febbraio da Perseverance. Ma cosa stanno cercando?

Marte, il pianeta che fa gola – Intorno alla sua orbita gravitano già 6 sonde: 3 americane, 2 europee e 1 indiana. Ma parche Marte è così ambito? Nonostante le temperature superficiali basse, che si aggirano tra i -14 e i -120 °C, e un’atmosfera molto rarefatta, è il pianeta più simile alla Terra. La sua superficie presenta infatti valli, calotte polari, deserti sabbiosi e formazioni geologiche che suggeriscono la presenza di un’idrosfera, quindi la presenza di acqua, in un lontano passato.

Hope, la sonda degli Emirati Arabi – Studiare l’atmosfera marziana su scala globale per capire di più del clima, dei processi che guidano il trasporto di energia e particelle, e di come sfuggano alla forza di gravità: questo l’obiettivo di Hope, la prima missione interplanetaria araba. Conosciuta anche come “al-Amal”, ovvero la speranza, ha terminato il suo viaggio lo scorso 9 febbraio, posizionandosi nell’orbita stabilita, in un’ellisse a quasi 50mila chilometri dalla superficie. Bisognerà aspettare però qualche settimana prima di entrare nel vivo delle ricerche, ovvero attendere che venga ridotta a un’orbita di 55 ore, con un’inclinazione rispetto all’equatore di circa 25 gradi. La sonda è dotata inoltre di strumenti che consentiranno agli scienziati di misurare la quantità di atomi di idrogeno e ossigeno provenienti dall’evaporazione dell’acqua, che una volta abbondava sul Pianeta Rosso.

Tianwen-1, la Cina ci riprova e centra l’obiettivo – Dopo lo sfortunato lancio di Yinghuo-1 nel 2011, la Cina ci riprova e porta Tianwen-1 su Marte. Un orbiter lanciato il 23 luglio 2020 e atterrato lo scorso 10 febbraio. La missione fa parte di un piano più grande che comprende una serie di spedizioni successive sul Pianeta Rosso per investigare e cercare tracce di vita passata e presente e capire meglio la composizione del suolo marziano. La traiettoria iniziale è un’ellisse molto ampia, che porta la sonda tra i 400 e il 180mila chilometri dalla superficie. L’orbita verrà gradualmente modificata e ristretta fino a diventare circolare. Insieme all’orbiter c’è però anche un rover, che secondo quanto stimato da tecnici approderà, tra maggio e giugno, indicativamente nella regione di Utopia, poco più a nord dell’equatore marziano.

Perseverance, il rover della Nasa – Ci vorrà ancora qualche giorno prima che il rover della Nasa, arrivato su Marte lo scorso 18 febbraio, cominci la sua missione: esplorare il cratere Jezero, probabilmente un antico lago, dove rimarrà in perlustrazione per almeno due anni. Lì Perseverance cercherà indizi su possibili forme di vita passate e presenti e preleverà campioni della superficie che verranno recuperati da successivo missioni. I programmi però potrebbero cambiare qualora si incontrasse, durante il tragitto, materiale interessante e inaspettato. Tra le prime operazioni ci sarà quella di liberare alcune parti del rover, che al momento si trovano in modalità volo, e di controllare lo stato di funzionamento di tutte le componenti. Si passerà poi al caricamento del software di guida e al lancio del drone Ingenuity.