Anche la post-modernità avrà i suoi “padri pellegrini”, un gruppo di uomini e donne diretti verso la nuova frontiera dell’umanità. Al posto della Mayflower avranno un’astronave, e al loro arrivo non troveranno le coste del Massachusetts ma l’ostile terra di Marte. La colonizzazione del Pianeta Rosso non è più fantascienza: se ne discute alla Nasa e nei circoli della Royal Aeronautical Society di Londra. A sostenere l’avveniristico progetto si è schierato in prima fila l’americano Elon Musk, amministratore delegato di SpaceX, la prima società privata a gestire l’invio di rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale. La visione di Musk, conosciuto anche per essere il co-fondatore del sistema di pagamenti online Pay Pal, è quella di una colonia extraterrestre composta da 80 mila persone, “Mars Oasis”, dotata di serre che permettano di coltivare pomodori e insalata a 6 mesi di viaggio dalla Terra. Il costo di ogni viaggio è stato calcolato in 500 milioni di dollari per passeggero.

La Nasa sta studiando un progetto simile, “Hundred Years Project”, che prevede una missione formata da due navicelle con a bordo due astronauti ciascuna. Questi dovranno avere un’età superiore ai sessant’anni, ed essere disposti a non fare ritorno sulla Terra. Si prevede che il viaggio di sola andata possa iniziare già tra una ventina d’anni, sempre che si riescano a superare i principali ostacoli. Tra questi ci sono le radiazioni a cui verranno sottoposti i colonizzatori durante il viaggio, la sopravvivenza sul luogo, il rifornimento di carburante per il ritorno delle navicelle e quindi l’eventuale riutilizzo dei vettori per abbattere i costi.
Il tutto per stabilire la prima colonia spaziale in un ambiente in cui l’atmosfera è rarefatta, l’acqua ghiacciata e che abbonda di diossido di carbonio. E chissà, magari si incontrerà anche qualche segno di vita aliena.

Carlo Marsilli