Il sito di Liberty Reserve è stato sequestrato dalle autorità americane a seguito dell'operazione antiriciclaggio

Con la valuta elettronica ormai si può tranquillamente ordinare una pizza o prenotare un albergo. Ma anche commettere truffe e altri crimini. E così negli Stati Uniti è stata scoperta una delle maggiori operazioni di riciclaggio di sempre, condotta grazie a Liberty Riserve, il sistema di pagamento online, e svelata dalle autorità federali americane tra il 25 e il 26 maggio. La società di valuta digitale con sede in Costa Rica ha riciclato tramite il suo sito 6 miliardi di dollari nel corso di 7 anni della sua attività. Nell’ambito dell’inchiesta sono state arrestate cinque persone, compreso il fondatore della società Arthur Budovsky. Altre due persone coinvolte si sono date alla fuga.

Secondo le autorità americane, Liberty Reserve sarebbe stata istituita come un vero e proprio covo di criminali per aiutarli a condurre transazioni illegali e a riciclare i fondi frutto delle loro attività illecite. Oltre al riciclaggio, le accuse mosse contro la Liberty Riserve sono quelle di frode nelle carte di credito, furto d’identità, hacheraggio di computer, pornografia e traffico di droga. Un sistema bancario ombra per i cybercriminali con penetrazione in più di 17 Paesi, nelle quali è stata condotta l’operazione della polizia americana. La società vanta più di un milione di utenti ed ha effettuato circa 55 milioni di transazioni illegali, secondo quanto sostiene il Dipartimento della Giustizia americano.

La notizia sul caso di Liberty Reserve fa venire a galla per l’ennesima volta la necessità di sottoporre alle regole antiriciclaggio anche gli scambi di valuta telematica. La vicenda potrebbe avere delle ripercussioni anche sul BitCoin, la valuta elettronica con la quale Liberty Reserve poteva essere scambiata. Il BitCoin, sin dalla sua nascita nel 2009, è stato al centro delle polemiche, visto che, da una parte, garantisce la libertà di scambio di denaro, ma dall’altra, sotto l’ombra dell’anonimato, lascia le mani libere ai cybercriminali.

Anna Lesnevskaya