Le nano particelle PEG-HCC, in grado di neutralizzare la sovrapproduzione di radicali liberi. I primi test hanno dati esiti molto incoraggianti.

Le nano particelle PEG-HCC, in grado di neutralizzare la sovrapproduzione di radicali liberi. I primi test hanno dati esiti molto incoraggianti.

Nanoparticelle iniettabili in grado di ridurre gli effetti di un trauma cranico o di un infarto. L’idea era stata concepita a Houston nel 2012, ma solo lunedì 9 febbraio è stato reso noto sul Proceedings of the National Academy of Sciences l’esito dei test. Un esito estremamente positivo, come riportato dal sito specializzato “Science Daily”. Si tratta di piccoli agglomerati di carbonio e polietilene (PEG-HCC), larghi tre nanometri e lunghi trenta, capaci di riportare il livello dei radicali liberi alla normalità al ritmo di un milione al secondo. Una sorta di nanoparticelle salvavita, in grado di agire subito per arginare le conseguenze di un trauma grave.

“I nostri esperimenti hanno riguardato soprattutto il cervello”, precisa il chimico della Rice University James Tour, che ha condotto lo studio in collaborazione con il neurologo Thomas Kent del Baylor College of Medicine e il biochimico Ah-Lim Tsai dell’UTHealth.

“Dopo un trauma cerebrale – ha spiegato Tour –  le cellule rilasciano una mole eccessiva di radicali liberi. Sono molecole con un elettrone dispari che, in concentrazioni minime, contribuiscono alla regolazione energetica di una cellula. Ma dopo un trauma anche di media entità vengono rilasciati in numero sufficiente per annichilire le difese immunitarie. Un’iniezione di PEG-HCC appena dopo il trauma permette di neutralizzare immediatamente la sovrapproduzione di radicali, trasformandoli in ossigeno molecolare. Proprio ciò di cui hanno bisogno i tessuti danneggiati”

Uno strumento utile per chi, dovendo rispondere a un’emergenza, ha pochissimo tempo per stabilizzare un incidente o per curare un soldato ferito. Non solo: le ricadute della scoperta potrebbero riguardare anche il trapianto di organi. Inoltre, le particelle, che continuano ad avere ottime prestazioni fino a tre mesi dall’iniezione, non sembrano interferire sugli ossidi di azoto, quelli che mantengono i vasi sanguigni dilatati e favoriscono la neurotrasmissione.

Emiliano Mariotti