stetoscopio1Tosse, febbre alta, brividi, dolori alle ossa e difficoltà respiratorie. Con due milioni di vittime all’anno in tutto il mondo, la polmonite è ancora oggi la principale causa di morte infantile. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che ogni anno uccida 1,2 milioni dei pazienti con meno di cinque anni: più di Aids, malaria e tubercolosi messi insieme. E questo inverno è stato particolarmente critico: solo negli ospedali milanesi si è registrato un aumento del 30% di malati in più rispetto ai mesi scorsi. Una notizia che arriva all’indomani della morte di Taylor, la ragazzina di 12 anni, stroncata in Tennessee da una improvvisa infiammazione ai polmoni.

“In Italia la mortalità legata a questa patologia è crollata drasticamente negli ultimi anni, ma non si è ancora annullata del tutto”, spiega il professor Sergio Harari, primario di pneumologia all’ospedale San Giuseppe di Milano, “Le cure sono migliorate nel corso del tempo, ma ad oggi la polmonite rimane una delle malattie più frequenti nel nostro Paese”. Sono circa un milione i casi di polmonite all’anno e 150.000 i ricoveri. Senza contare i pazienti gestiti a domicilio, come i giovani o i casi meno gravi. L’aumento dei ricoveri negli ospedali milanesi non deve però destare troppo allarme: “è legato ad un epidemia virale legata all’influenza tipica della stagione, che è come se aprisse le porte all’ingresso della polmonite”, spiega Harari. Si tratta di forme per lo più batteriche, anche se esistono quelle “atipiche”, provocate cioè da germi atipici come il “mycoplasma pneumoniae”, agenti infettivi che non rispondono a tutti gli antibiotici e possono essere ingannevoli, visto che non sempre provocano febbre. “I sintomi da tenere sotto controllo – continua il professore – sono febbre, difficoltà respiratorie e ossa rotta. Se dovessero persistere per più di tre giorni, è meglio consultare un medico”.

Secondo la Società Italiana per le Malattie Respiratorie sono smog, fumo e ambienti chiusi le principali cause della malattia: il 90% della nostra vita viene trascorso al chiuso, in ambienti che possono rappresentare il principale luogo di contrazione della malattia. In questi posti, a casa come in ufficio, oltre al fumo passivo, gli esperti consigliano di prestare attenzione anche all’abuso di prodotti detergenti spruzzati in casa, insetticidi, vernici e profumi. Harari conferma: “Numerosi studi hanno dimostrato che questi fattori favoriscono la malattia, irritando ancora di più la mucosa bronchiale”. Ma prevenire si può. “I pazienti a rischio (ultra 65enni, portatori di malattie respiratorie, cardiopatici e diabetici) possono effettuare un vaccino anti-pneumococco, che può aiutare a prevenire le infezioni più frequenti che portano alla polmonite”.

Stefania Cicco