“Mai fare oggi ciò che domani può risultare inutile.” Può sembrare strano, è il ribaltamento del vecchio motto “mai rimandare a domani ciò che puoi fare oggi”. Rimandare. John Perry ne ha fatto un’arte (e un libro): L’arte della procrastinazione (The Art of Procrastination).
Per scriverlo, Perry, professore di logica all’università di Stanford, ha applicato un metodo che ha messo a punto negli anni. Ha applicato la “procrastinazione strutturata” proprio per scrivere il libro nel quale viene teorizzata: ci ha impiegato 17 anni. Il libro ha 92 pagine. Può sembrare un ossimoro, ma c’è un lato positivo: ce l’ha fatta.
“Non è vero che il procrastinatore non fa nulla, ma è necessario che sia cosciente di esserlo”, spiega John Perry. Insomma, chi rimanda deve strutturarsi anche nel rimandare. Eppure la teoria di Perry ha una base scientifica, frutto di una ricerca quarantennale basata su sondaggi e focus group. Da cui si evidenzia che dal 1970 i procrastinatori cronici sono aumentati del 25% (su Procrastinus.com il modello dei sondaggi).
Negli ultimi anni il mondo del lavoro è diventato più flessibile e capita spesso di dover svolgere molti compiti diversi, alcuni dei quali non graditi: ecco l’origine del male. La soluzione sta nell’organizzare i compiti. Prima di tutto stilare un elenco: spesso in cima alle priorità c’è ciò che ci crea ansia, altre volte sono le nostre ambizioni: sono poco chiare, e di lungo periodo per definizione. Sapere che possono essere rimandate ci fa lavorare (e vivere) meglio. Dunque la soluzione è di partire dal fondo della lista. Eseguiremo così con più rapidità e facilità i compiti che noi stessi riteniamo poco prioritari. Motivati dai successi ottenuti con le piccole attività che avremo svolto, potremo aver acquisito la forza di fare ciò che prima non volevamo. Oppure, meglio ancora, ciò che prima ci sembrava prioritario può invece essersi rivelato inutile. Insomma, rimandando abbiamo risparmiato tempo e fatto di più. Così la procrastinazione strutturata è diventata procrastinazione produttiva.
Il rischio di questo metodo di lavoro, rischio riconosciuto dallo stesso autore, è di creare meccanismi psicologici che negano l’evidenza dei fatti, una specie di contro-razionalizzazione. Ma può essere un buon consiglio rallentare e provare a capire se qualcosa ritenuto prioritario, rimane prioritario con il tempo. Come scriveva lo scrittore russo dell’Ottocento, Ivan Goncharov: “Evita qualsiasi frenesia, lascia che i tuoi giudizi smascherino la stupidità. Ridi, ma senza fretta”.
Vincenzo Scagliarini