4 febbraio 2004. Nella mensa dell’Harvard University lo studente d’informatica Mark Zuckerberg chatta col migliore amico, Adam D’Angelo. I due parlano di Internet, di un sito per appuntamenti online e di social network. Zuckerbeg ha in mente “la cosa Facebook”, una rete sociale capace di connettere virtualmente le persone. L’idea è ancora confusa ma, a darle corpo, il giovane programmatore impiega poche ore. Quel giorno, con l’aiuto di tre colleghi smanettoni Zuckerberg lancia Facebook, una piccola net di studenti universitari destinata a diventare, nel giro di pochi anni, la più grande comunità online al mondo.

Gli utenti – Oltre due miliardi di utenti attivi ogni mese, 1,5 miliardi dei quali frequentatori quotidiani della piattaforma. Solo in Italia il numero degli iscritti è di 31 milioni. Sono queste le cifre con cui Zuckerberg festeggia i primi 15 anni di vita del suo impero digitale, fatto di persone che, a distanza di oceani come di pochi passi, condividono idee, poesie e piatti di pasta. Un mondo immateriale, quello di Facebook, che in questi anni ha cambiato il nostro modo di partecipare a quello reale, comunicando, esprimendo giudizi, coltivando rapporti.

Gli obiettivi – Nel 2011 Zuckerberg crea Facebook Messenger, l’applicazione per la messaggistica istantanea che ha potenziato la capacità degli utenti di connettersi tra loro in tempo reale. Nel 2012 il colosso di Menlo Park acquista Instagram per 1 miliardo di dollari, due anni dopo WhatsApp, per 19 miliardi. Tre sistemi di comunicazione che il quinto uomo più ricco del mondo secondo Forbes vuole unificare entro la fine del 2019. Stando al New York Times, infatti, l’obiettivo dell’imprenditore statunitense è quello di uniformare la struttura messaggistica delle tre applicazioni, pur garantendo il funzionamento indipendente di ognuna. Un progetto in divenire, che Zuckerberg è convinto di riuscire a realizzare, non da solo.

Successo e problemi – A coadiuvarlo in quest’impresa, come nell’intera gestione dell'”universo” Facebook, c’è Sheryl Sandberg, dal 2008 responsabile della strategia marketing e pubblicitaria dell’azienda. È lei la mente di quel complesso sistema di profitti basato sull’analisi dei dati condivisi dagli utenti. Un sistema che è, allo stesso tempo, croce e delizia della piattaforma online, avendone assicurato il successo planetario e compromesso, però, il livello di sicurezza. Dalla prima accusa di diffondere fake news, Facebook è poi finito nel mirino degli osservatori internazionali in seguito al Russiagate e allo scandalo dei dati di Cambridge Analytica. Casi mediatici che sembrano non aver incrinato la popolarità del social network: a dispetto del calo iniziale dei suoi fruitori, all’indomani da Cambridge Analytica, Facebook ha infatti registrato un aumento dell’1,8% degli utenti alla fine del 2018. Anche i ricavi sono cresciuti, ammontando, per lo stesso anno, a 16,91 miliardi di dollari. «Abbiamo investito miliardi di dollari in sicurezza, il che ha influito sulla nostra redditività», ha recentemente dichiarato Zuckerberg. E da questi risultati intende partire «per crescere, creare posti di lavoro e […] comunicare in modo più trasparente il ruolo che i nostri servizi svolgono nel mondo».