Il logo di Tidal

L’interfaccia di Tidal

Da mercoledì sarà tutta un’altra musica: Tidal, il servizio streaming della svedese Aspiro che si sta ponendo come principale concorrente di Spotify, arriva in Italia. Suono di ottima qualità, video in alta definizione, cura editoriale da parte dei maggiori esperti. Si tratta di un altro passo in avanti nella musica digitale, che si riassume in una parola magica, “lossless”, il formato audio senza perdita di qualità.

«È la musica in streaming con la qualità di un cd», spiega Pål Bråtelund, uno dei manager di Tidal. «Come si può guardare Netflix in full-HD sull’iPad, così si può ascoltare la qualità sonora di un cd sul telefono». Dalla Scandinavia Tidal si è diffuso a macchia d’olio: America, Canada, Regno Unito, Irlanda, Finlandia, Norvegia, Belgio e Lussemburgo. E ora in Italia, dove sarà disponibile al costo di 19.99 euro mensili, con la possibilità di una prova gratuita di sette giorni.

Quale impatto avrà la rivoluzione di Tidal sul pubblico italiano? Positivo, se si considera il peso sempre più decisivo dello streaming sulle sorti del nostro mercato discografico. In questo segmento nel 2014 il mercato è cresciuto di oltre l’80% e rappresenta il 57% del digitale, secondo le statistiche di gennaio della Fimi (Federazione industria musicale italiana). Tanto che a febbraio, proprio in ragione della crescita esponenziale dello streaming, la Federazione ha annunciato di aver elevato le soglie per le certificazioni dei singoli Oro e Platino da 15 mila e 30 mila copie a 25 mila e 50 mila. La potenziale fruizione è però controbilanciata proprio dalla raffinatezza del prodotto. La qualità “lossless” per poter essere apprezzata necessita di riproduttori audio adeguati: Aspiro ha infatti un accordo con i cosiddetti “home audio partners”, tra cui Sonos, Bluesound, Linn, Simple Audio, Auralic, Mirage, Squeezebox. Una qualità che trascina dunque con sé un costo ulteriore, per il quale forse solo gli intenditori o i veri appassionati sarebbero intenzionati a metter mano al portafoglio.

Marta Latini