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“Senza smartphone mi sento nuda”. Quest’affermazione rasenta l’esagerazione, ma ciò non toglie che nell’era 2.0 per una giornalista l’uso del telefono cellulare è diventato fondamentale. Parliamo al femminile perchè questo aspetto riguarda soprattutto le donne, multitasking per eccellenza. Senza contare che il gentil sesso pare avere colto l’importanza dei social network ben più degli uomini. «Grazie al mio lavoro vivo esperienze molto belle e mi piace condividerle con la comunità virtuale», spiega Anna Prandoni, direttore della rivista “La Cucina Italiana”, intervistata da Silvia Giovannini, social media editor di “VareseNews”, in occasione della terza edizione milanese della Social Media Week.

L’evento in questione, intitolato “Giornalismo al femminile, mai senza smartphone“, ha avuto luogo giovedì 26 febbraio presso il Mondadori Megastore in Piazza Duomo. «I miei profili social sono pubblici – continua la Prandoni – e quindi devo porre un filtro a ciò che scrivo». L’idea del filtro è condivisa da Rosy Battaglia, ideatrice e curatrice della piattaforma “Cittadini Reattivi”, che pone l’accento sulla necessità di fare una selezione tra la miriade di notizie presenti online: «Ritwittare è una parte centrale nell’attività su Twitter e va fatto con un senso». Rosy Battaglia sottolinea come i social network le abbiano dato la possibilità di raggiungere i cittadini di tutta Italia, così da raccogliere informazioni preziose per il suo progetto lavorativo. «Se l’uomo è un animale sociale, questa socialità è elevate all’ennesima potenza proprio grazie alla Rete», aggiunge Anna Prandoni.

La raccomandazione, d’altra parte, è di non abusare del social a discapito delle relazioni e dei bei momenti quotidiani. Di non ossessionarsi, insomma. Un esempio di questo lato negativo della tecnologia a portata di pollice è la mania per il cosiddetto foodporn: migliaia (o forse milioni) di foto delle più disparate pietanze pubblicate online ogni giorno. «È una moda che andrebbe “regolamentata”», afferma critica la Prandoni, «Pubblicare la foto di un piatto di alta cucina solo per vantarsi di avere mangiato in un determinato ristorante è poco rispettoso nei confronti dello chef. Per rendergli giustizia servono fotografie professionali». “La Cucina Italiana”, tanto per fare un esempio, scatta solo cinque foto al giorno. Altra abitudine da evitare è l’utilizzo dello smartphone a tavola: secondo una ricerca della campionessa digitale Paola Miglio, l’ossessione per il mobile fa sì che si spenda al ristorante in media un’ora in più rispetto a dieci anni fa.

Lo smartphone, in ogni caso, rappresenta un utilissimo strumento di lavoro, cosa che vale – seppur indirettamente – anche per i social network. «Le aziende guardano sempre più i profili social per assumere personale – puntualizza la Battaglia – e perciò è bene che si decida subito quale “comportamento” adottare su Twitter & Co.». Anna Prandoni puntualizza sulla grande importanza della pagina Facebook di “La Cucina Italiana” («La mia rivista ha precorso i tempi, era online già nel 1997», ricorda). «I social network sono utili anche per i contatti di lavoro», aggiunge Rosy Battaglia. Il grande valore dei social dal punto di vista femminile, secondo il parere della direttrice di “La Cucina Italiana”, è quello di essere un modo democratico affinchè le donne (nello specifico, le giornaliste) vengano percepite come figure professionali al degli uomini. «La Rete – sostiene la Battaglia – dà spazio e dignità a ogni lavoro che se lo meriti».

Andrea de Cesco