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A giugno LinkedIn è stato comprato da Microsoft per 26 miliardi di dollari

LinkedIn è ufficialmente fuorilegge in Russia. Il social network statunitense usato per sviluppare contatti professionali dovrebbe essere oscurato entro le prossime ventiquattro ore. Ad annunciarlo è Roskomnadzor, l’ente governativo russo preposto al controllo di mass media e telecomunicazioni, che ha chiesto agli internet provider del Paese di bloccare la piattaforma.

La guerra di Mosca contro LinkedIn era cominciata in agosto. Il Cremlino ha accusato il social network di conservare le informazioni dei propri utenti su server posti al di fuori del territorio russo, violando in questo modo la legge del 2014 sul trattamento dei dati personali. Anche altri social media statunitensi presenti nel Paese, come Google, EBay, Uber o Booking.com, non archiviano i dati dei propri iscritti su server russi. Ma – ha dichiarato il portavoce di Roskomnadzor Vadim Ampelonskij – hanno avviato le pratiche per mettersi in regola. LinkedIn, al contrario, non avrebbe fornito i documenti del trasferimento dei database all’interno dei confini nazionali. Per questo, lo scorso 10 novembre il tribunale municipale di Mosca ha rigettato il ricorso presentato dalla piattaforma, dichiarando legale il blocco del sito per violazione della privacy.

Secondo alcuni, l’azione del governo russo sarebbe legittima: LinkedIn presenterebbe effettivamente un basso livello di protezione dei dati dei propri utenti. Nel 2012 alcuni hacker riuscirono a rubare informazioni riguardanti 6,4 milioni di iscritti al social network. Ironia della sorte, ad essere incriminato fu il russo Yevgeny Nikulin. A differenza degli altri colossi del settore, come Facebook e Twitter, LinkedIn è anche l’unico a non avere un rappresentante a Mosca e a non riferire regolarmente a Roskomnadzor sulle misure di sicurezza dei propri database.

D’altro canto, è dai tempi delle proteste antigovernative del 2012 che la Russia ha messo in atto misure restrittive nei confronti della rete. Nella contestata elezione che aveva riconfermato Vladimir Putin nel ruolo di presidente, sospetti di brogli e irregolarità di vario tipo avevano cominciato a spopolare su blog e social media. Proprio sulla scia di questo fenomeno è stata varata la legge del 2014 che ora impone la chiusura di LinkedIn. La piattaforma conta circa 6 milioni di utenti in Russia, un numero non così alto da far temere rivolte contro il blocco del sito. A giugno, inoltre, LinkedIn è stato acquistato da Microsoft per 26 miliardi di dollari:l’azienda di Washington è un grande investitore a Mosca, ma è anche attualmente sotto indagine da parte del Servizio Federale Antimonopolio, che la accusa di avere una posizione dominante sul mercato russo. In generale, da diverso tempo Putin sta spingendo per l’abbandono delle tecnologie straniere – a suo dire poco affidabili – per favorire quelle made in Russia. Anche i software targati Microsoft potrebbero essere oggetto di questo giro di vite.