La condanna è arrivata: il colpevole è la batteria. Il responsabile del settore smartphone di Samsung Koh Dong-jin ha chiarito per la prima volta cosa ha causato nell’estate del 2016 l’incendio di centinaia di Galaxy Note 7. Il modello di punta di Samsung, che doveva combattere titani come l’I-Phone 7 plus o il Google Pixel, ha rischiato di affossare il colosso sud coreano. Ma nonostante la gaffe internazionale, gli utili nel quarto trimestre del 2016 sono addirittura raddoppiati.
Le ricerche condotte da 700 ricercatori su 200mila smartphone Galaxy Note 7 hanno dimostrato che il problema delle autocombustioni era causato da un difetto di progettazione della batteria. A confermarlo è stata la stessa azienda nella conferenza stampa del 23 gennaio.
Se il problema era stato, in parte già individuato, più difficile è stato chiarirne i motivi. I primi casi di incendio erano dovuti ad un problema di contatto. La batteria era troppo grossa rispetto alle dimensione del telefono e quindi a volte poteva capitare che entrasse in contatto con la scocca, impedendo così al sistema di raffreddamento di agire correttamente.
Dopo diverse segnalazioni Samsung scelse di sostituire i Note 7 in circolazione con un nuovo modello dello stesso telefono, questa volta con una batteria sagomata perfettamente. I problemi non sono finiti. Alcuni elettrodi delle nuove batterie non risultavano installati a dovere, e i telefoni continuavano a bruciarsi. A quel punto Il Note 7 venne ritirato definitivamente dal mercato e il suo nome scritto nella black list dei prodotti tech meno affidabili della storia.
Secondo l’inchiesta del Wall Street Journal ritirare tutti i cellulari già venduti, risarcire i clienti e bloccare la produzione di telefoni è costato a Samsung 5 miliardi di dollari. Soldi che a quanto pare l’azienda non avrà problemi a recuperare, visto i dati sulle vendite che sono stati pubblicati in questi giorni.
Malgrado tutti i danni economici e di immagine del Note 7 i profitti sono raddoppiati. Il quarto trimestre si è chiuso infatti con un guadagno di 6,1 miliardi di dollari, mentre nello stesso periodo di 2015 erano entrati in cassa solo 3,2 miliardi. Non tutti i soldi vengono dai telefoni. Nel catalogo dell’azienda ci sono anche schermi, microchip ed elettrodomestici. Ma sembra che i clienti non abbiano perso fiducia nel marchio coreano.
Se i conti stanno bene, l’immagine di Samsung ha ancora bisogno di riprendersi. Lo smartphone della rinascita ha un nome: Galaxy S8. Il progetto c’è già e probabilmente ci sono anche i primi prototipi, manca solo una data ufficiale per la presentazione.