Acquisizione da record: Facebook ha comprato Whatsapp per una cifra pari al 10 per cento del suo valore

Acquisizione record: 19 miliardi di dollari per l’affare Facebook/Whatsapp

Agosto 2009. Brian Acton, un impiegato di Yahoo, è poco soddisfatto del suo lavoro. Cerca così di farsi assumere dalla nuova stella del panorama digitale della Silicon Valley: Facebook. Ma la compagnia di Mark Zuckerberg non vede in Acton una “risorsa”, come si dice. E lo congeda gentilmente. Lui, su Twitter, commenta: “Facebook non mi ha assunto. Peccato, sarebbe stata l’occasione per lavorare con gente fantastica. Ma ora buttiamoci in un’altra avventura”. Quella “avventura” si chiama Whatsapp, la popolare piattaforma di messaggi istantanei per smartphone creata con un collega ex-Yahoo, Jan Koum. Dopo oltre 4 anni, i due vendono Whatsapp a Facebook per la cifra record di 19 miliardi di dollari. L’acquisizione più costosa della storia delle start-up digitali: il precedente del 2011, quando Microsoft acquistò Skype per 8,5 miliardi, è stato più che doppiato.

Se non puoi batterli, comprateli. Nella Silicon Valley e nel settore web-tech sembra essere questo il principio ispiratore: da Google ad Apple, da Facebook a Twitter, sono ormai diverse le acquisizioni di start-up a suon di milioni, o miliardi, di dollari. Ma la cifra spesa da Zuckerberg per comprarsi Whatsapp è in ogni caso notevole. E indicativa della situazione un po’ di affanno in cui si trova il più diffuso social network del mondo. Luca Solari, professore di organizzazione aziendale dell’Università Statale di Milano, spiega le diverse ragioni di questo acquisto a nove zeri: “Innanzitutto c’è la percezione che Facebook abbia raggiunto il suo tetto, che non abbia più la capacità di attrarre nuovi clienti. Inoltre, nonostante i suoi 1,2 miliardi di utenti, la creatura di Zuckerberg così com’è ora ha qualche problema nel generare valore e, di conseguenza, entrate”. Il tentativo di creare una sorta di emulazione di Whatsapp con Facebook Messanger è sostanzialmente fallito: a parte il nord America, nel resto del globo per scriversi alla svelta si usa soprattutto l’app di Acton e Koum. Che a ritmi di crescita di 1 milioni di utenti al giorno ha già superato il tetto dei 450 milioni di iscritti e, stando alle previsioni, punta ad arrivare al miliardo nel prossimo anno e mezzo.

Semplicità, immediatezza, diffusione. Whatsapp ha fatto della velocità e della basicità del suo funzionamento la sua forza. Queste erano la volontà e l’idea fondante dei due creatori, Acton e Koum. Una ricetta rivelatasi perfetta per il mondo degli smartphone. Un universo dove Facebook è ancora troppo debole e poco incisivo: “Facebook è nato ed è stato pensato per il personal computer, ovviamente. Ma non ha saputo intercettare e adattarsi alla realtà del mobile, che richiede soprattutto immediatezza. Su Facebook c’è molta più dispersione, caratteristica che sullo smartphone genera problemi di utilizzabilità e leggibilità. E, di conseguenza, meno entrate”. Ecco quindi l’offerta che non si poteva rifiutare fatta da Zuckerberg ai due ex-impiegati di Yahoo: 4 miliardi di dollari cash, 12 in azioni Facebook e 3 in azioni vincolate date direttamente a fondatori e impiegati di WhatsApp, che però si sbloccheranno tra quattro anni. Un modo per solleticare sia il portafogli dei due fondatori sia per tenere a bordo loro e il relativo staff, garantendogli indipendenza e autonomia. Perché dopotutto per 19 miliardi Facebook si è comprata un’idea. Quella che magari avrebbe potuto avere da un neo-assunto nel 2009 al prezzo del suo stipendio, alcune decine di migliaia di dollari all’anno. Coi se e coi ma non si farà la storia, ma forse Mark Zuckerberg qualche rimpianto per quella mancata assunzione, di cui lui probabilmente non seppe nulla, lo avrà.

Federico Thoman