«Quando si affronta un’emergenza come quella che stiamo vivendo serve davvero il sostegno di tutti». Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina il 17 novembre ha annunciato l’accordo raggiunto tra governo e le principali compagnie di telefonia per facilitare l’accesso alla Dad nel quadro dell’emergenza Covid-19. Dal 18 novembre agli studenti che useranno le piattaforme di didattica a distanza indicate dal ministero non verrà più contato il consumo dei giga utilizzati. «Da marzo a oggi lo Stato ha già investito oltre 400 milioni per il digitale a scuola – prosegue – Iniziative come questa rafforzano l’impegno per supportare la scuola. Ringrazio chi ha aderito al progetto».
Passo avanti – Al primo settembre 336.252 alunni erano privi di connessione Internet. I ministri dell’Istruzione Lucia Azzolina, per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano hanno allora invitato i principali operatori telefonici a trovare soluzioni per arginare il più possibile le diseguaglianze e i problemi causati dalla didattica a distanza (Dad). All’appello hanno risposto, per ora, Vodafone, Wind Tre e Tim. «Vodafone è nata per unire», si legge sul sito della compagnia che, stando ai suoi dati, con la rete 4g copre il 99% della popolazione e raggiunge più di 7.400 comuni. L’offerta ha preso il nome di Vodafone Pass Smart Meeting, e permetterà a ragazze e ragazzi di seguire senza consumare giga le lezioni sulle principali piattaforme (Zoom, Google Meet, Microsoft Teams…) indicate dal ministero dell’Istruzione. L’offerta dura tre mesi, e dopo quel lasso di tempo la promozione verrà disattivata in automatico. Per attivare la e-learning card di Tim bisogna invece collegarsi a Tim party. L’offerta è pressoché la stessa – navigazione senza consumare dati nelle piattaforme e-learning – ma ha la durata di un anno. Per quanto riguarda la partnership Wind Tre, «ogni scuola potrà richiedere l’attivazione di 50 GIGA in più al mese per quattro mesi – si legge sulla pagina dell’iniziativa “connessi e promossi” – La promozione è riservata agli studenti con sim WINDTRE al costo di 15 € una tantum. Tale costo sarà sostenuto direttamente dalla scuola, utilizzando i fondi ministeriali appositamente stanziati».
«La sinergia raggiunta oggi (17 novembre, ndr) con le società di telecomunicazioni è un passo che guarda in special modo alle situazioni familiari di maggiore disagio, che sono quelle più gravemente esposte al rischio di esclusione sociale e di povertà educativa», ha commentato Bonetti.
A monte – 15 milioni. È il numero di famiglie che a inizio pandemia ha dovuto affrontare la didattica a distanza senza una connessione a banda larga. Il 33,8 % senza un computer o un tablet in casa. Con forti diseguaglianze tra Nord e Sud. Al sistema scolastico in Italia è stata richiesta un’impresa senza precedenti da inizio pandemia. E se il ministero, unicum nella Ue, ha deciso di tenere le scuole chiuse durante l’intero corso della prima ondata, la ripartenza a settembre faceva ben sperare. Lucia Azzolina ha fatto del mantenimento delle scuole aperte la sua battaglia principale. Investimenti, piani, richieste, strenua lotta nei Cdm e in Parlamento non sono però bastati. Ed ecco che ricompare la Dad. Anzi, la Did (didattica integrale digitale). Nuovo nome, ma stessi problemi. A cui si aggiunge la disomogeneità delle misure prese dalle regioni, spesso polemiche nei confronti del governo. E a cui fa da contraltare l’attivismo di molti ragazzi, che di stare a casa, checché ne dica qualche governatore, non ne possono più. «Non lo capisco», dice a Repubblica Anita, una ragazzina che per protesta studia sugli scalini del suo istituto a Torino. «Noi studenti mica siamo untori, la scuola è molto più sicura di molti altri posti e alle medie di solito si va a piedi».