Fonte Ansa

Come un semplice ghiacciolo esposto alla calura estiva, alla fine anche l’iceberg più grande del mondo si è sciolto, frantumandosi in migliaia di piccoli pezzi: grande più della Liguria e pesante quasi un miliardo di tonnellate, A68 (questo il suo nome scientifico) si era staccato nel 2017 dall’Antartide e da allora vagava immenso e minaccioso nell’Atlantico meridionale. La paura era che il gigante di ghiaccio si andasse a schiantare contro i territori britannici della Georgia del Sud, ma l’azione delle onde e delle calde correnti oceaniche hanno scongiurato il pericolo per le isole della Corona, sulle cui coste vivono oltre due milioni di pinguini.

La rotta del gigante – Il processo di distacco di un iceberg, denominato calving (dall’inglese “partorire”), rappresenta un fenomeno naturale che si verifica continuamente a causa della gravità e della massa stessa dei ghiacciai: per circa un anno infatti, A68 non ha dato nessun motivo di allarme, rimanendo in prossimità della piattaforma antartica Larsen C da cui si era staccato. Dal luglio 2018 tuttavia, le correnti marine hanno dato il via alla pericolosa corsa verso nord di A68, che in tre anni ha percorso più di 1.000 km nell’oceano Atlantico. A scongiurare la catastrofe è stata l’estrema sottigliezza dell’iceberg, spesso “soltanto” 230 metri in media. «Il rapporto tra larghezza e spessore era infinitesimale, come quattro fogli di carta A4 uno sull’altro», racconta il glaciologo Adrian Luckman a Bbc News: «È incredibile che sia rimasto integro così a lungo».

L’iceberg “influencer” – A68 non sarà ricordato solo per le sue dimensioni, ma anche per essere stata la prima “star” glaciale dei social media: le preoccupazioni per un suo possibile schianto al largo delle coste della Georgia del Sud e l’impatto che un tale disastro avrebbe avuto su un ecosistema delicato e ricco di biodiversità, hanno alimentato migliaia di post e conversazioni da parte di utenti di tutto il mondo. Ogni giorno, le foto satellitari del “megaberg” venivano condivise su Twitter e Instagram, documentandone il tragitto e la definitiva scomparsa a un livello di dettaglio prima inimmaginabile.

Cosa possiamo imparare da A68 – Sebbene lo scioglimento di questo gigante sia riconducibile a processi naturali, A68 rappresenta un monito di come il riscaldamento possa distruggere velocemente enormi strutture di ghiaccio. Alcuni dei frammenti dell’iceberg sono stati ridotti in poltiglia in breve tempo a causa di un processo chiamato “hydrofracturing”, per il quale l’acqua di fusione superficiale prodotta dal riscaldamento riempie fessure e crepe del blocco, tagliando di netto la massa fino alla base e sciogliendolo grande velocità. Per gli studiosi questo è un esempio di evoluzione rapida di un iceberg, che ci fa capire come le piattaforme potrebbero collassare in un mondo più caldo.

Il British Antarctic Survey, l’organizzazione britannica che si occupa della ricerca e divulgazione scientifica sull’Antartide, lo scorso febbraio ha immerso due robot nell’oceano allo scopo di studiare lo stato di alcuni dei primi frammenti di A68: il primo di questi verrà recuperato a maggio per controllarne i dati raccolti. Potrebbe rivelare informazioni fondamentali per lo studio dei ghiacciai e di come, ad esempio, immettere tonnellate di acqua fredda nell’oceano influenza gli ecosistemi circostanti. Se i risultati dovessero essere soddisfacenti, allora A68 non si sarà sciolto invano.