La città del futuro? È smart. La terza rivoluzione industriale, per l’Economist, parte dalle «città intelligenti». In Italia però la strada è ancora lunga: la smartness of cities si sta diffondendo a macchia di leopardo e a intensità variabile, diretta dalle singole politiche urbane piuttosto che da un piano nazionale comune. Lo smart è prima di tutto un concetto: «la globalizzazione e l’hi-tech hanno rimpicciolito tutto, è il momento della terza rivoluzione».
Smart city o smart community significa un luogo o un contesto territoriale dove l’utilizzo pianificato delle risorse umane e naturali, opportunamente gestite e integrate grazie alle nuove tecnologie, dà vita a un ecosistema intelligente ed efficiente. Il primo passo è la programmazione. La Smart City si fonda su una relazione tra linguaggio e politica. Ovvero: pratiche collaborative virtuose.

Il modello, a livello europeo, è la Gran Bretagna: un punto di riferimento nell’uso dei nuovi media e del loro ruolo nella creazione delle città intelligenti. Nel 2014 il quotidiano inglese The Guardian ha lanciato un sondaggio, chiedendo ai suoi lettori: cosa rende la tua città così speciale? I cittadini hanno risposto sui social media, e le risposte definivano due diversi concetti di città: ordine e caos urbano, sicurezza e sensazione di essere in pericolo.

Elisabetta Invernizzi