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L’attacco ad internet potrebbe partire da sotto l’albero di Natale. Almeno se, come per i due terzi degli italiani, sulla lista dei regali da comprare ci sono computer, smartphone e tablet. Acquisti sempre più gettonati, a maggior ragione nel periodo delle feste, e ormai alla portata di tutte le tasche. Ma anche sempre più soggetti al rischio hacker.

A mettere in guardia i consumatori è Intel Security, azienda che si occupa di sicurezza informatica, che ha appena pubblicato i risultati del suo secondo studio annuale sui «Most hackable holiday gifts», i regali più facilmente hackerabili. Non solo pc e cellulari, ma anche lettori multimediali, droni e tutti quegli oggetti smart collegati ad internet che ci semplificano la vita domestica: telecamere di sicurezza, stampanti, sistemi per il controllo dei neonati, frigoriferi, router. Strumenti intelligenti, ma anche molto vulnerabili agli attacchi dei vandali della rete.

Proprio dall’Internet of Things, dai miliardi di oggetti comuni connessi al web, è partita l’azione che ha colpito gli Stati Uniti lo scorso 21 ottobre. Una sorta di black Friday in cui, per tutta la giornata, milioni di utenti non hanno potuto accedere a centinaia di siti, da quelli di giornali come il Financial Times e il New York Times a quelli di servizi popolari come Twitter, Netflix, Spotify, AirBnb, eBay e PayPal. Il cyber-attacco è stato catalogato come un DDoS, Distributed Denial of Service, condotto probabilmente da hacker russi o cinesi oppure da seguaci di Julian Assange (il tweet di Wikileaks – «Chiediamo a tutti i sostenitori di smettere di attaccare i siti internet Usa» – è suonato a tanti come una rivendicazione indiretta). Nel mirino sono finiti i server della Dyn, azienda del New Hampshire che indirizza il traffico web, ossia traduce in un linguaggio comprensibile ai computer gli indirizzi che noi digitiamo nel browser. Migliaia di oggetti smart presenti nelle case di inconsapevoli cittadini americani, controllati a distanza dagli hacker, hanno inondato i siti in questione di false richieste, sovraccaricandoli fino a mandarli in tilt.

Gli italiani, almeno a parole, sanno che proteggere la propria identità online è importante. Sempre secondo la ricerca condotta da Intel, tre su quattro sono coscienti dei rischi legati ai dispositivi connessi ad internet. Soprattutto quelli “vecchi” come pc portatili, cellulari e tablet, meno per le tecnologie più recenti. Il 36%, però, non è sicuro di prendere le misure di sicurezza adeguate e la quasi totalità (90%) dichiara che inizierà ad usare i propri regali tech immediatamente, appena dopo averli scartati, senza alcuna precauzione. La platea dell’Internet of Things, che ad oggi conta 7 miliardi di oggetti, è dunque destinata a crescere in modo esponenziale: Gartner, colosso nel settore dell’Information technology, prevede che questi device diventeranno 30 miliardi entro il 2020. Se, insieme al loro numero, non crescerà anche il livello di sicurezza, i cyber-attacchi continueranno a moltiplicarsi, in quantità e qualità. E ad essere presi di mira potrebbero non essere più solo social network o siti per acquistare online, ma, ad esempio, le piattaforme che permettono il voto elettronico alle elezioni.