Spagna sconnessa. Con un tweet del 30 ottobre 2014 il giornalista spagnolo Antonio Delgado sembrava anticipare quello che accadrà il 16 dicembre prossimo, quando Google rimuoverà gli editori spagnoli da Google News e chiuderà – forse definitivamente – la sezione d’informazione. Il motivo? Una legge approvata a fine ottobre dal parlamento spagnolo a tutela della proprietà intellettuale.
Qualcosa di simile era già successo ad Axel Springer, big dell’editoria tedesca, che aveva tentato di arginare Google News, ma si è poi dovuto arrendere, causa crollo del traffico web del quaranta per cento. Ora ci prova la Spagna ad opporsi al dominio dell’azienda di Mountain View, con una legge che prevede di far pagare agli aggregatori di notizie – Google, Yahoo e così via – i link e le anteprime (i cosidetti cribsheet) che compaiono sul motore di ricerca e rimandano direttamente ai siti d’informazione. Un modo per difendere l’editoria in crisi, ma che minaccia soprattutto le piccole testate, che proprio grazie alla grande rete globale riescono a mantenersi.
Appena votato Best Place to Work dagli utenti di Glassdoor, Google non sembra preoccuparsi troppo. Anzi reagisce con durezza. Con un post sul blog ufficiale, il capo di Google News, Richard Gingras, ha spiegato la posizione dell’azienda sul tema: “Questa nuova legge impone alle testate di richiedere un compenso a Google News per mostrare anche piccoli stralci delle notizie, indipendentemente dal fatto che le testate vogliano farsi pagare o no. Dal momento che Google News non genera ricavi (non mostriamo nessuna pubblicità sul sito), questo approccio semplicemente non è sostenibile”.
Parole destinate a rendere ancora più acceso lo scontro tra l’azienda californiana e l’Europa. Dopo la risoluzione votata a fine novembre dall’Unione Europea, che invita a Google di separare i motori di ricerca dagli altri servizi (leggi pubblicità), il vecchio continente cerca nuove strade per bloccare lo strapotere dei colossi del web. Vista l’esperienza tedesca, per ora si direbbe con scarsi risultati.
Camilla Colombo