Anche in Italia è arrivato Threads, la piattaforma di Meta che ha lanciato la sfida a Twitter (che ora si chiama X). O almeno doveva arrivare a mezzogiorno sia per browser sia per app. Un’ora dopo la fine del countdown su Instagram (il social gemello), però, Threads si può usare solo nella sua versione per desktop. Sugli store online compare ancora un messaggio per avvisare gli utenti che «il prodotto non è disponibile nel tuo Paese».
Finisce comunque qui l’attesa per l’app che è stata lanciata a luglio in tutto il mondo tranne, appunto, in Europa. A bloccare la distribuzione erano state le preoccupazioni sulla privacy degli utenti.
Nei giorni passati è stato disponibile un biglietto digitale per ricordare agli utenti di Instagram l’ora X, cioè il lancio della piattaforma in Ue. In alto sullo schermo un conto alla rovescia, quasi lo stesso che si vedeva anche nella versione per browser.
L’iscrizione — Quando si accede per la prima volta alla piattaforma, si presenta subito un lungo messaggio su come funzionano le pubblicità nel social e come vengono usati i cosiddetti “cookies”, cioè quella tecnologia che salva le informazioni dell’utente e che viene usata poi per mostrare inserti pubblicitari di prodotti che ci potrebbero piacere.
Una volta accettate queste condizioni, Threads chiede se acconsentiamo a usare il nostro account Instagram per iscriverci al nuovo social. Il nome rimane obbligatoriamente lo stesso, mentre l’immagine del profilo, la biografia e un eventuale link possono essere modificati (oppure importati automaticamente dall’app gemella). Le ultime due impostazioni prima di cominciare a scrivere: scegliere se rendere pubblico o privato il profilo e, alla fine, decidere su quali profili già seguiti su Instagram mettere un “follow”.
Come funziona — Cinquecento caratteri per scrivere i propri pensieri, possibilità di postare foto e video lunghi cinque minuti. L’interfaccia grafica ricorda l’app concorrente ex Twitter. Le funzionalità sono quasi le stesse: i “like”, i commenti, la possibilità di condividere i messaggi scritti da altri, i messaggi privati con altri utenti.
Il “feed”, cioè la pagina dove si possono visualizzare tutti i post degli altri, è personalizzabile: si può decidere se vedere solo i messaggi scritti dai propri contatti oppure se farsi suggerire i contenuti dall’algoritmo. La doppia scelta non è casuale: si tratta di un nuovo obbligo per le piattaforme, entrato in vigore questa estate grazie al Digital Services Act.
Il successo iniziale — Al momento dell’inaugurazione globale, Threads aveva raggiunto dieci milioni di utenti in meno di sette ore, diventati 100 milioni in appena cinque giorni. Poi, però, lo slancio si è fermato. Oggi sono solo in 141 milioni gli utenti attivi sull’app. Un successo durato poco, che non è riuscito a scalfire la popolarità (residua) della piattaforma gestita oggi da Elon Musk.
Tuttavia Mark Zuckerberg, Ceo di Meta, non demorde: in una riunione con gli investitori a ottobre avrebbe dichiarato di puntare al primo miliardo di utenti entro un paio di anni.
Non è stata solo una mancanza di entusiasmo nei confronti della nuova app a fare (quasi) naufragare l’impresa, ma anche piccoli problemi che hanno rovinato l’esperienza degli utenti. Per esempio, l’iniziale mancanza degli hashtag (una funzione simile è stata inserita solo a inizio dicembre) o l’impossibilità di cancellare il proprio profilo senza rimuovere, al tempo stesso, quello su Instagram.
Lo stop in Europa — Milioni di potenziali utenti in meno, tutti gli europei che non potevano accedere, non è stato il migliore degli inizi per la piattaforma.
Era stata l’Unione europea a bloccare Threads nei suoi Paesi perché preoccupata delle pratiche di raccolta dei dati già usate sulle altre piattaforme di Meta, cioè Facebook e Instagram. Da una parte, l’Ue non era d’accordo con il fatto che Threads raccogliesse dati sensibili, tra cui informazioni finanziarie, sulla salute, sull’esatta posizione degli utenti. Dall’altra, Bruxelles non condivideva anche il modo in cui i dati verrebbero condivisi fra le piattaforme: una pratica che viola il Digital Markets Act, il regolamento europeo sui mercati digitali approvato nel 2022.