Qingdao nello Shandong, in Cina (Ansa)

Qingdao nello Shandong, in Cina (Ansa)

Monumenti anneriti, tossi croniche e cattivo odore nelle città. Lo smog è responsabile di tutto ciò, ma anche di qualcosa di ben più importante per l’equilibrio del pianeta. Secondo uno studio dell’Università di Washington, gli effetti traffico sono causa del riscaldamento globale in modo molto più rilevante di quanto stimato nel 2007, quando a Oslo si è svolta la Conferenza intergovernativa sui cambiamenti climatici.

Lo studio, diretto da Sarah Doherty, è consultabile sul sito del Journal of Geophysical Research-Atmospheres. Spiega perché è stato necessario indagare ancora gli effetti dello smog: “Il Polo Nord si sta sciogliendo prima di quanto ci aspettassimo e i governi non sono intenzionati a ridurre le emissioni di CO2. Allora la comunità scientifica si è chiesta cosa fare di più immediato per rallentare il riscaldamento globale”.

L’ambiente impiega 100 anni per smaltire il CO2, che si conferma il primo responsabile dei cambiamenti climatici, ma i risultati di questo studio possono essere incoraggianti: lo smog incide di più di quanto ci si aspettasse ma rimane nell’atmosfera solo per pochi giorni. Ridurre gli effetti della combustione nei motori delle auto è più facile che diminuire le emissioni di CO2: comporta la riconversione l’industria pesante del mondo. L’utilizzo delle auto può essere disincentivato e i nuovi tipi di carburanti hanno un impatto minore sull’ambiente.

Insomma, se si ripensa il traffico cittadino, si possono avere benefici immediati. Ma, conclude Doherty, “questa non è una soluzione di lungo periodo. Occorre comunque ridurre le emissioni di CO2”.

Vincenzo Scagliarini