Stop alle trivellazioni. Almeno per tre anni. Dopo le polemiche per il via libera del Governo alla ricerca di idrocarburi nel Mar Ionio, Palazzo Chigi torna sui suoi passi. Il ministero dello Sviluppo economico ha annunciato di aver predisposto un emendamento al decreto legge “Semplificazioni” con cui verranno bloccati 36 permessi di trivellazione dal 2019 al 2022.
I permessi di ricerca- Nello specifico il blocco del Mise non riguarda la trivellazione vera e propria, quindi il perforamento del fondo marino, ma i procedimenti attraverso cui viene stabilito se in una data zona ci siano petrolio o gas naturale da estrarre. Il problema, infatti, è che anche questi procedimenti preventivi sono considerati dannosi per il territorio da una parte dell’opinione pubblica. Uno su tutti il contestatissimo “air gun”: viene sparata aria compressa nei fondali per mappare geograficamente il suolo marino. Per le associazioni ambientaliste il cosiddetto “cannone d’aria” avrebbe un effetto dannoso sulla fauna marina e, soprattutto, sui mammiferi. Diversi studi, però, tra cui quello citato nel Bollettino ufficiale che il Mise ha approvato pochi giorni fa e che estendeva i permessi di ricerca nel Mar Ionio, escludono questa possibilità. Di fatto, quindi, su questo punto l’emendamento è un vero e proprio passo indietro da parte di Palazzo Chigi senza che in apparenza siano intervenuti fatti tecnici nuovi.
Le perplessità- Come ha sottolineato Stefano Agnoli, giornalista del Corriere che da anni si occupa di energia, «non è chiaro se il blocco riguardi solo le attività in corso o anche quelle future». Non si può ancora parlare, quindi, di uno stop vero e proprio alle trivellazioni. Per avere chiarimenti bisognerà aspettare la discussione in Aula del decreto. Le perplessità, d’altronde, non riguardano solo il blocco ai permessi ma anche il piano strategico che, secondo le intenzioni e le dichiarazioni, dovrebbe individuare le zone adatte all’estrazione di petrolio e gas metano. Il piano era già stato ideato dal governo Renzi e serve, sostanzialmente, a tutelare aree vinicole e ad alto valore naturalistico. Ma restano i dubbi sui metodi per individuare i giacimenti e la loro attendibilità.