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Non gli stili di vita, ma il fato. Secondo un gruppo di scienziati americani della Johns Hopkins University di Baltimora, nel rischio di ammalarsi di tumore c’entra più la sfortuna che i comportamenti sbagliati. Lo studio è stato firmato dal biostatistico Cristian Tomasetti e dall’oncologo Bert Vogelstein, che hanno pubblicato sul sito di Science un articolo sul rapporto tra cellule staminali e rischio di tumori. Molti giornali hanno riportato la notizia titolando sul fatto clamoroso secondo il quale l’insorgenza di un cancro sarebbe dovuta, nel 70 per cento dei casi, alla mera sfortuna.

I due studiosi hanno esaminato 31 specie di tumori sulla base di alcuni modelli matematici: solo nove tipi di cancro sembrano essere collegati allo stile di vita o a difetti genetici. I restanti 22 erano principalmente collegati alla “sfortuna” (la ricerca utilizza il termine “bad luck”). O per meglio dire, alcuni tumori sono più frequenti di quanto ci si aspetterebbe, al di là di predisposizioni genetiche o ambientali. Gli scienziati hanno contato le mutazioni casuali che possono avvenire durante una divisione cellulare, lasciando da parte altre cause.

Il sistema matematico elaborato dai due studiosi suggerisce proprio questo: all’aumentare del numero di divisioni cellulari  aumenta il rischio che si sviluppi un tumore. Mutazioni cellulari legate al puro caso, o meglio: legate a tutto quello che l’uomo e la scienza non sono ancora riusciti a spiegare. Stili di vita sbagliati come ad esempio il fumo sembrano così passare decisamente in secondo piano. La ricerca, è bene precisarlo, è di tipo statistico e dovrà essere confermata da successivi studi.

Eppure dalla ricerca arriva un’importante conferma proprio su comportamenti sbagliati e rischio tumori. Il dato più importante è questo: è possibile agire direttamente e fare prevenzione sul 30 per cento delle tipologie di cancro come ad esempio tumore al polmone, fegato e gola.

Flavio Bianco