La Commissione Europea ha deciso questa mattina che Google dovrà pagare una multa di 2,42 miliardi di euro per abuso della sua posizione dominante nel campo dei motori di ricerca: la sanzione è la più alta mai imposta dall’Antitrust europeo. L’accusa riguarda Google Shopping, il servizio con cui Google mette in evidenza i prodotti che gli utenti desiderano acquistare. Secondo la Commissione, quando un utente cerca un qualsiasi prodotto su Google, il servizio Shopping mette in evidenza i prodotti di aziende che pagano Google per essere sponsorizzate. Questo comportamento, però, sarebbe scorretto nei confronti degli altri servizi che vendono prodotti online, per esempio Amazon, o dei siti che offrono una comparazione di prezzi, come Ebay.

La multa più cara – La somma imposta a Google dalla Commissione Europea è anche la più alta mai imposta a un’azienda statunitense attiva in Europa. Il record precedente riguardava Intel, società di microprocessori, che sempre per un abuso di posizione dominante aveva dovuto pagare 1,06 miliardi di euro nel 2009. Google non andrà certo in bancarotta: nel 2016 il valore del brand è stato stimato in 101 miliardi di euro, primo gruppo al mondo davanti (per la prima volta) anche ad Apple. Ma la decisione potrebbe avere ripercussioni negative di vario tipo, anche sull’immagine del marchio.
A guidare l’inchiesta contro Google è stata Margrethe Vestager, commissaria UE alla concorrenza, che ha annunciato la decisione con questo tweet:

Google pronta al ricorso – «Non siamo rispettosamente d’accordo con le conclusioni annunciate oggi», e per questo «rivedremo la decisione della Commissione in dettaglio in quanto stiamo considerando di fare ricorso» alla Corte di giustizia dell’Ue. Lo ha dichiarato il vicepresidente senior e consigliere generale di Google Kent Walker, dopo aver appreso l’entità della multa stabilita dalla Commissione. «Quando si fa shopping online», ha proseguito Walker, «si vogliono trovare i prodotti che si stanno cercando in modo veloce e facile. Allo stesso modo, gli inserzionisti vogliono promuovere quegli stessi prodotti. Google mostra le pubblicità per gli acquisti mettendo in contatto i nostri utenti con migliaia di inserzionisti».

Le altre cause aperte – Ma i guai per Google potrebbero non essere finiti. La Commissione Europea, infatti, starebbe indagando anche su altre due presunte attività illecite. La prima riguarda il sistema operativo Android: la Commissione vuole capire se Google “obbliga” i produttori di smartphone e tablet a installare app e servizi di sua proprietà, per poter utilizzare Android. La seconda invece è relativa ad AdSense, il sistema con cui Google vende la pubblicità online.