“La medicina del futuro è la medicina dell’ascolto. Al diritto del paziente di parlare corrisponde il dovere del medico di ascoltare”. È il messaggio lanciato da Umberto Veronesi il 24 novembre durante l’evento “Uniti per i pazienti”. Il celebre oncologo lancia una sfida alla società, alla scienza e alla tradizione puntando verso l’obiettivo di una medicina più umanizzata, dove il paziente, e non la malattia, sia al centro. La parola d’ordine è ascoltare, ascoltare e ancora ascoltare i malati. Fare domande sulla loro vita, le loro paure, il loro modo di affrontare il dolore. Perché “per curare bene il paziente bisogna conoscere bene la persona non solo la sua malattia” insiste il professore. In suo supporto cita anche Platone: “prima del corpo bisogna curare l’anima”. Propone come modello la “medicina narrativa” teorizzata dalle università americane Columbia e Harvard che prevede un apporto attivo del paziente che si racconta per aiutare il medico a capirlo nella sua profondità.

RIVEDI QUI LA DIRETTA DELL’EVENTO

Per fare tutto ciò serve tempo, ammette Veronesi, per fortuna la tecnologia viene in aiuto alla medicina. Ormai le diagnosi le fanno le macchine “senza bisogno di guardare in faccia il malato”, lasciando così al medico più tempo per dedicarsi al paziente, per conoscerlo e capirlo.

Secondo l’oncologo viviamo in un paradosso: oggi si cura sempre di più, ma si guarisce sempre di meno. Si sopravvive: si blocca la malattia, la si rende inattiva in modo che la persona possa vivere e convivere con la malattia. Ma è uno scenario che riapre questioni rimaste irrisolte, come l’eutanasia, il testamento biologico, le cellule staminali. Le richieste dei pazienti impongono che queste questioni vengano affrontate. Veronesi difende la libertà di scegliere, di autodeterminarsi del malato; un diritto che va rispettato dal medico. Fondamentale è informare il malato dei suoi diritti perché possa esercitarli, ma anche “inculcare consapevolezza” nel paziente per ottenerne la collaborazione e risposte intelligenti.

Il professore conclude ricordando con orgoglio il primo comitato etico ospedaliero da lui fondato 40 anni fa e raccontando un aneddoto. All’ingresso c’era un cartello con su scritto: “Tutto è consentito all’uso della scienza per l’uomo. Tutto è negato all’uso dell’uomo per la scienza”.

Articolo di Alessia Albertin. Intervista a cura di Andrea De Cesco. Foto di Diana Cavalcoli e Matteo Furcas

 


YouTube Direkt