1353952770221_manoCreare una protesi della falange di un dito della mano, integrata da sensori capaci di restituire sensibilità all’arto perduto della persona che la indosserà. Questo è l’obiettivo del progetto di ricerca, che durerà tre anni, voluto e finanziato da Inail, avviato con una convenzione sottoscritta dall’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dal Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, in provincia di Bologna.

Sono oltre 3600 i casi di amputazione e di malformazione congenita degli arti superiori registrati in Italia secondo i dati del ministero della Salute. Più dell’80% riguardano la mano e le dita e avvengono per incidenti sul lavoro.

Si tratta di una sfida, spiega Christian Cipriani, ricercatore della Scuola Sant’Anna, responsabile scientifico del progetto, perché «costruire una protesi funzionale per le falangi è molto difficile a causa dei ridotti spazi a disposizione dove alloggiare i dispositivi elettronici e la particolarità delle amputazioni di dita e di mano che rendono complessa l’applicazione di tecniche chirurgiche e protesiche di tipo tradizionale».

Alla ricerca lavoreranno dieci giovani ricercatori, con loro collaboreranno Rinaldo Sacchetti, Paolo Catitti e Angelo Davalli, responsabili per il centro protesi Inail di Budrio, una struttura di eccellenza nel campo della protesica e della riabilitazione, che ogni anno segue 10 mila pazienti.

Gabriele Principato