Me at the zoo. Si chiamava così il video qui sopra, il primo caricato alle ore 20.27 del 23 aprile 2005 su YouTube. Oggi la più famosa piattaforma di condivisione di filmati online compie dieci anni. Nella prima clip c’era già tutto il senso e la fortuna di Youtube: diciannove secondi in cui non succede nulla, un video amatoriale realizzato da uno dei tre fondatori, Jawed Karim, all’epoca 26 enne. Nessun contenuto informativo, immagini mosse e audio sporco, quanto di più lontano alla tecnica cinematografica e all’appeal della notizia. Ma il video, che ritrae il primo utente registrato sul sito davanti a una gabbia di elefanti dello zoo di San Diego, fa il giro del mondo. Quel brutto filmato è oggi un cimelio, visto da 19 milioni di persone. È l’origine di tutto. Una rivoluzione, la rivoluzione che ha cambiato per sempre il modo di comunicare e di archiviare i contenuti multimediali.

Oggi è la rete di video sharing più visitata al mondo, dopo i colossi di Google e Facebook. Google ci aveva visto giusto: acquistò la piattaforma nell’ottobre 2006, a poco più di un anno dalla sua fondazione, per la cifra record di un miliardo e 650 milioni di dollari, l’acquisto più oneroso (e proficuo) effettuato dal colosso di Mountain View.

YouTube, dal suo ingresso sul mercato, ha dissacrato il binomio video-cinema. Vince sulla quantità: in un solo mese genera più contenuti di quanti ne abbiano prodotti tutte le maggiori case di produzione cinematografica negli ultimi 60 anni. Vince sulla popolarità, con i suoi 2.777.777 video visualizzati al minuto nel 2014 (cifra destinata ancora a crescere nel 2015). E vince anche sui contenuti: non ha pretese artistiche ma documenta, diverte e arriva prima. È uno strumento del mestiere, un divertimento e un passatempo. Non per tutti però. In dieci anni è stato Turchia, Birmania e Cina hanno bloccato l’accesso a YouTubeperché accusato di minacciare il potere. Colpito al cuore della sua origine: documentare.

YouTube è al passo con i tempi, detta i tempi, quella di una generazione che concepisce il contenuto in pochi minuti di immagini e in 140 caratteri. Ma il successo di Youtube non conosce età e coinvolge anche i cosiddetti silver users (navigatori dai capelli d’argento), ovvero gli over 65, una nuova categoria di utenti connessi che non solo usa il computer o lo smartphone come una nuova televisione ma ha anche un canale YouTube. Come Peter Oakley, in “arte” Geriatric1927, il primo videoblogger della terza età di successo morto lo scorso anno a Leicester, in Inghilterra. Nel 2006 ha debuttato con Telling it all: tutto è cominciato quasi per caso, per curiosità ha provato a caricare i suoi video e da allora non ha mai smesso, attirando soprattutto giovani.

Dieci anni e non sentirli. YouTube è il sito web con il maggiore tasso di crescita ma non si accontenta. Sta sperimentando l’adozione di altissime risoluzioni: i video in 4K sono già disponibili, ed è stata avviata anche la sperimentazione sulle versioni a 60 fotogrammi al secondo.

Elisabetta Invernizzi