mark-zuckerberg-facebook-1187

Mark Zuckerberg

Non ha fatto a tempo a essere pubblicata sulla pagina Facebook di Mark Zuckerberg che la lettera alla figlia appena nata, Max, ha dato il via a una serie di riflessioni sulla validità dell’altro annuncio del numero uno del social network. Ossia la donazione del 99% delle azioni di Facebook alla Chan Zuckerberg Initiative, il charity programme creato dalla coppia nel 2009 per sostenere le organizzazioni di tutto il mondo purché dedite allo sviluppo del potenziale umano e della promozione dell’uguaglianza negli ambiti della salute, dell’educazione, della ricerca scientifica e dell’energia.

La prima domanda che in molti si pongono è se quei soldi (cifra che, a oggi, ammonta a 45 miliardi di dollari) verranno davvero usati per finanziare associazioni con scopi filantropici o se, invece, i soli a beneficiarne saranno quei gruppi (per lo più degli LLC, Limited Liability Company) economicamente legati agli affari di Facebook. Non sarebbe la prima volta che i soldi donati dalla Chan Zuckerberg Initiative a un’organizzazione no profit vengano in realtà impiegati per ben altri scopi: nel 2010 vennero devoluti 100 milioni di dollari al programma di recupero delle scuole pubbliche di Newark, ma solo quattro anni dopo si è scoperto che l’intera somma era in realtà stata usata da Sheryl Sandberg, chief operating officer di Facebook, per compensare la pubblicità negativa che aveva accompagnato l’uscita del film “The Social Network”.

Questo punto ha poi aperto a un’ulteriore riflessione: la filantropia può davvero dare il proprio contributo ai cambiamenti sociali di cui il mondo ha bisogno? Ma soprattutto, può essere libera dal potere (e dai desideri) che i suoi benefattori esercitano sulla società globale? È indubbio che l’aiuto economico dei miliardari filantropi di tutto il mondo giochi un ruolo importante nel progresso di tutta la società. Ma bisogna anche riconoscere che Zuckerberg ha creato ed è a capo del più grande social network del mondo, una delle più influenti società esistenti: intenta a raccogliere e utilizzare a propria discrezione un’enorme quantità di dati, con meno di 50 persone di colore su un team di più di 10.000 dipendenti, rischia di generare quelle disuguaglianze che il suo fondatore e sua moglie stanno combattendo con il loro impegno. Proprio su questo punto il critico Teju Cole ha detto che un potere come il loro, in questo periodo storico, rischia di «sostenere le politiche brutali al mattino, fondare beneficenza nel pomeriggio, e ricevere premi alla sera».

Clara Amodeo