A Londra i funerali di Gianluca Vialli in forma privata, così come ha voluto. A Cremona, la sua città natale, è stata proclamata una giornata di lutto cittadino, con le bandiere a mezz’asta in segno di lutto e un minuto di silenzio alle 12 negli uffici pubblici. Prevista in serata anche una messa in suffragio nella parrocchia del Cristo Re.

‹‹Non ho paura di morire. Ho paura di non aver vissuto abbastanza›› dice Nemo, il protagonista di Mr. Nobody un film diventato cult. Eppure Nemo nel film muore all’età di 118 anni, con la paura di non aver vissuto abbastanza, invece nel momento dell’addio Gianluca Villi di anni ne aveva 58 anni e aveva perfettamente accettato quella che sarebbe stata la ‹‹data di scadenza››, che addirittura per lui era un privilegio sapere. Nonostante la prematura scomparsa Vialli ha saputo dividere la sua vita pubblica in tre fasi ben distinte: il calcio giocato, il calcio allenato e la fase televisiva.

Vialli e Mancini ai tempi della Sampdoria

Gli amici – È indubbia l’eccellenza che è stato Vialli in campo, dai sui esordi in serie A con la Sampdoria, al fianco dell’amico e “gemello di gol” Roberto Mancini, con cui si è rincontrato sui campi internazionali degli europei 2020. ‹‹So quanto lo faceva sentire vivo, quanto essere parte della squadra che ha vinto l’Europeo l’aveva fatto sentire ancora parte di qualcosa di importante. Aveva un carisma davvero unico, ed è impossibile trovare qualcuno che quando parla di lui, come sto facendo io, non lo sottolinei›› ha dichiarato Pep Guardiola. Un ritorno al calcio che gli aveva permesso, ancora una volta, di dimostrare quanto ‹‹La sua leadership era spontanea, la nostra intesa era apprezzata, sapeva trasmettere ai più giovani i valori della Nazionale››, ha ricordato Mancini. ‹‹Ringrazio il presidente Gravina. Lo ha voluto in Nazionale e ne sono stato felice. Ha avuto un ruolo decisivo per la conquista del titolo europeo. I giocatori lo amavano. Gianluca ha avuto la forza e ci ha dato un coraggio che non conoscevamo e che lui usava per combattere la malattia tanto da starci accanto fino a che ha potuto››. Gianluca Vialli è stato ricordato ovunque col giusto merito. Pietro Vierchowod, campione d’Europa con la Juventus nel 1996, ha parlato alla Gazzetta dello Sport dell’ex compagno: ‹‹Gianluca è sempre stato una persona affabile, con cui era veramente difficile non andare d’accordo. Da capitano e leader dello spogliatoio, aveva la straordinaria capacità di mediare tra le diverse anime della squadra e di tirare sempre fuori il meglio dai compagni. In campo e fuori››.

Il lascito – In una lettera aperta letta in campo da Gianluca Pessotto, suo ex compagno di squadra: ‹‹Non ti dimenticheremo mai e non smetteremo mai di volerti bene, così come è stato dal primo giorno. Sei stato una guida in campo e fuori, compagno di spogliatoio, di vittorie, capitano e amico. Nessuno potrà scordare la tua ironia, il tuo carisma, la tua tenacia. Nessuno scorderà le emozioni che ci hai regalato con le giocate e con i gol, ci mancheranno i tuoi sorrisi. Qui allo stadio siamo tutti pronti ad abbracciarti come siamo stati sempre pronti ad esultare ad ogni tua prodezza. Ciao capitano, fai buon viaggio, ti vogliamo bene››. Sicuramente Vialli sarà ricordato anche per la dignità con cui ha saputo vivere il suo essere “pubblicamente malato”. In una serie di interviste Netflix fatte da Alessandro Cattelan, i due si incontrano su un campo da golf e iniziano ad affrontare il discorso malattia/morte da diversi punti di vista, il rapporto con la vita, con la famiglia e con la voglia di non lasciare nulla in sospeso, Vialli diceva ‹‹Mi sono anche reso conto che non val più la pena perdere tempo a far delle stronzate: non c’è tempo›› così come diceva Nemo, il tempo non è mai abbastanza.