Andrea AgnelliMeglio tagliare a metà il motto di Giampiero Boniperti: “Alla Juventus vincere non è importante”. L’unica cosa che conta, stavolta, è partecipare. “E avremmo potuto vincere”, scuote la testa il presidente Andrea Agnelli in conferenza stampa, “ma Berlino non è che il punto di partenza verso il futuro”. Pesa e soppesa soddisfazioni e amarezze di una vittoria in Champions League sfiorata con le dita, in Germania, lo scorso 6 giugno. E’ orgoglioso della prestazione della sua squadra. Si dice molto felice della sua posizione e motivato a rimanere dov’è. Poi inizia a farsi i conti in tasca.

La Champions League è questione di bravura, di ottime stagioni di Campionato, ma anche di conti. Perdere la finale frutta 2 milioni e mezzo di euro. Andrea Agnelli lo sa, presidente bianconero da cinque anni che ha visto la squadra tornare protagonista in Europa dopo il quarto scudetto di fila e la decima Coppa Italia della storia. E che ha visto anche il fatturato raddoppiare, con i 315 milioni del 2013/2014 destinato ad aumentare nel 2015: “Il bilancio dello scorso esercizio ci mette in condizione di poter affrontare le grandi potenze europee sul campo”, sottolinea.

Pensa alla finale di Champions League 2016 assegnata allo stadio di San Siro a Milano, Andrea Agnelli. Ragiona sui propri meriti, e su quelli degli altri: “La finale di Champions della Juve e le semifinali di Europa League di Fiorentina e Napoli non sono il successo del calcio italiano, ma di tre società che hanno lavorato molto bene. Non sono stati risultati ottenuti grazie al sistema calcio in Italia”.

Inevitabile, a quel punto, soffermarsi su quanto costerebbe mettere in ordine gli stadi italiani: “La Juve ha il privilegio di avere un impianto al massimo a livello europeo, per gli altri dobbiamo fare assolutamente uno sforzo, quanto meno con importanti ristrutturazioni”. E su quanto costerà investire in sicurezza: “In Lega abbiamo deciso all’unanimità che ogni società investa 400 mila euro sulla goal-line technology, ma una telecamera per la sicurezza costa meno della metà”. Questioni di priorità. E di conti, che devono tornare.

Per la Juventus tornano, come ci tiene a ribadire il Presidente. “Il percorso che abbiamo intrapreso con il pieno supporto di mio cugino John (Elkann, ndr) ci consente di essere al quinto/sesto posto in Europa in termini di fatturato”. L’indebitamento finanziario è “sostenibile” e tenuto sotto controllo. Perciò non cerca e non ha bisogno dell’ingresso di un gruppo esterno nella compagine azionaria. Nessuna invidia né rimpianto. Ma il pensiero, a quel punto, non può che andare al Milan e all’offerta da 500milioni di euro di Bee Taechaubol per il 48% della squadra rossonera: “Certo, si leggono numeri impressionanti. Ma non possiamo sapere se corrispondono alla realtà”.

 Chiara Piotto