Dalle montagne andine dell’Ecuador agli Appennini tosco-emiliani: Richard Carapaz, vincitore del Giro nel 2019, è tornato. A vincere la dodicesima tappa ci pensa l’ecuadoregno, che con uno scatto vigoroso a 9 chilometri dall’arrivo mostra a tutti quanto sia competitivo quando la strada diventa verticale. La tappa, partita da Viareggio e terminata a Castelnuovo ne’ Monti, nel cuore della Toscana, è una di quelle dure: 3.850 metri di dislivello per 186 chilometri. Dopo le fughe iniziali di alcuni coraggiosi, a nove chilometri dal traguardo il gruppo si ricompatta, capitanato dal ragazzino in maglia rosa, Isaac Del Toro. Poi, però, arriva lo spunto decisivo: fuga di Carapaz, che in pochi secondi lascia tutti sul posto e trionfa in solitaria tra le ali di folla dell’Alpe di San Pellegrino.
La classifica – Con questa vittoria, l’ecuadoregno si porta a 1’56’’ dalla maglia rosa. In testa rimane il ventunenne dal talento cristallino Isaac Del Toro, diventato professionista l’anno scorso e ora al primo posto da tre giorni consecutivi. Sembra quasi aver voluto lascar sfogare Carapaz. Chiude secondo ma con la freschezza del campione che gli permette anche di guardarsi indietro, verso gli avversari, mentre taglia il traguardo. La classifica resta praticamente la stessa e per la terza giornata consecutiva viene premiato con la maglia rose. Sorride poco, e lui stesso si scusa imbarazzato: «Non pensate sia una mancanza di rispetto, è che faccio fatica a realizzare. Non posso ancora crederci».
Un podio di giovani – A tallonarlo, a 31’’ di distanza nella classifica generale, c’è il suo compagno di squadra, Juan Ayuso, un anno in più di Del Toro e poca voglia di perdere secondi. Il podio si completa con i colori italiani: le speranze nostrane si concentrano su Antonio Tiberi, classe 2001, originario di Frosinone. Le salite sono la sua specialità, come si è visto l’anno scorso, quando non ha mollato neanche un centimetro sui pendii alpini. Quest’anno, distante solo 1’07’’ dalla maglia rosa, avrà ancora più stimoli. I ragazzini terribili dovranno però fare i conti con il redivivo Richard Carapaz, in grande spolvero sull’Alpe di San Pellegrino e con il dente avvelenato dopo stagioni difficili. Tra i “vecchietti” temibili c’è anche il campione del 2023, Primož Roglic: ora al quinto posto, ma con ancora benzina nelle gambe.
Gli assenti – Nonostante all’avvio della kermesse qualcuno avesse mugugnato sostenendo che il Giro d’Italia 2025 non è proprio una parata di stelle, dati i grandi assenti (il campionissimo Tadej Pogacar, e il doppio oro olimpico Remco Evenepoel), con la loro assenza il Giro si è fatto più competitivo. Non si vedono più i distacchi del 2024 di Pogacar che chiuse con 9 minuti d’anticipo: quest’anno la gara si è messa una veste nuova, quella di rampa di lancio per nuovi talenti.
Le tappe – Oggi si corre in piano, da Modena a Viadana, sulle sponde del Po, per 172 chilometri che non dovrebbero riservare sorprese. I conti si faranno nei tre giorni mozzafiato sulle Alpi: si parte domenica 25 maggio sull’iconica salita del Monte Asiago, poi un giorno di pausa, e in sequenza si affronteranno il Passo di Santa Barbara e il temutissimo Mortirolo. Lì si deciderà la Rosa.