«È stata una grande emozione quando ha iniziato a comunicare, nessuno ci credeva. Lui c’era! E ha comunicato con la sua famiglia». Così la dottoressa Federica Alemanno, neuropsicologa del San Raffele di Milano, racconta al Corriere della Sera l’inizio della “terza vita” di Alex Zanardi, che dopo l’incidente del 19 giugno 2020 ha ricominciato a parlare. La forza dell’ex campione di Formula 1, nonché fuoriclasse paralimpico di handbike, gli è valsa il soprannome di “tigre”.

L’incidente del 19 giugno 2020 – Il 19 giugno 2020 nel corso di una gara di handbike organizzata per beneficienza dallo stesso Alex nelle campagne senesi, l’atleta perde il controllo della sua “Zeta Bike” in curva e invade la corsia opposta scontrandosi con un camion. Le condizioni appaiono subito disperate: a bordo dell’elisoccorso viene portato al Policlinico Le Scotte di Siena. La diagnosi è grave trauma cranico con annesso fracasso facciale, ossia la rottura di tutte le ossa del volto.

I progressi – Tra alti e bassi, Alex non molla e fa progressi. Dopo il trasferimento al San Raffaele di Milano subisce diversi interventi molto delicati al volto e alla testa. Dal 21 novembre è ricoverato nel reparto di neurochirurgia di Padova, a soli otto chilometri da Noventa, in cui risiede con la sua famiglia. Ha iniziato stringendo la mano su richiesta, facendo ok con il pollice e cercando la moglie girando leggermente la testa. E poi finalmente le parole. Merito della fibra straordinaria del campione ma anche dell’innovativa tecnica detta “awake surgery”. «È una tecnica molto particolare, che si fa in pochissimi centri in Italia e ha come obiettivo quello di garantire al paziente la migliore qualità di vita possibile dopo un inevitabile intervento chirurgico – spiega la dottoressa Alemanno – prima di usare il “bisturi” il chirurgo simula, con stimolazioni elettriche, l’intervento zona per zona. L’obiettivo non è solo la sopravvivenza del paziente, ma quello di salvaguardare il più possibile le funzioni cognitive».

La perdita delle gambe – Alex non è nuovo alle resurrezioni. Lo aveva già fatto nel 2001 quando fu coinvolto in un grave incidente durante il campionato CART statunitense. Mancavano tredici giri alla fine del circuito di Lausitzring, in Germania, quando uscendo dai box perse il controllo della vettura. Alex Tagliani non riuscì a evitare la sua Reynard Honda portandogli via di netto il muso. E le gambe. Con un solo litro di sangue rimasto nel corpo venne trasportato all’ospedale di Berlino a bordo di un elicottero. Nonostante i medici ritenessero le possibilità di ripresa ridotte a un lumicino, dopo quattro giorni di coma farmacologico, sei settimane di ricovero e quindici operazioni, Alex era fuori pericolo. Con lo spirito che lo contraddistingue, parlando del proprio incidente dirà: «Mi hanno studiato anche alla Nasa». Ed è la verità.

Tra handbike e Tv – Alex riesce a riprendere in mano la sua vita quasi come fosse nato senza gambe. Si butta a capofitto nella handbike, le biciclette che si pedalano con le braccia. Colleziona quattro ori e due argenti paralimpici. E poi la sfida delle sfide, partecipare a Tokyo 2021. Ma Alex è molto di più di uno sportivo: la sua personalità poliedrica lo porta a debuttare nel 2010 come conduttore televisivo. Prima con il programma di divulgazione scientifica “E se domani” e poi con “Sfide” in cui parla di sport, entrambi in onda su Rai 3. La chiave del successo è il linguaggio fresco e semplice che Zanardi porta nelle case degli italiani.