Dall’altra parte della rete non c’era solo Alexander Zverev, ma anche un forte vento contrario tedesco. Jannik Sinner ha dominato gli Australian Open 2025, ha spazzato via la concorrenza e con essa anche alcune polemiche. La Bild, il giornale tedesco, lo ha criticato aspramente alla vigilia della finale, vinta poi 6-3, 7-6, 6-3 contro il numero 2 al mondo. «Zverev in finale contro lo scandalo Sinner. La finale degli Australian Open è coperta da un’ombra di doping». E infine: «Zverev sarebbe già da tempo il numero 1 del mondo se il caso Sinner non fosse stato messo sotto il tappeto». Un attacco duro, gratuito e indirizzato. Il riferimento è al caso Clostebol: Sinner è risultato positivo a questa sostanza durante un controllo agli Indian Wells 2024 dello scorso marzo. Il tennista altoatesino è stato assolto dal tribunale indipendente dell’Itia, ma la Wada ha impugnato l’assoluzione chiedendo una squalifica di uno o due anni. L’udienza di Jannik si terrà il 16-17 aprile 2025 al Tas. Al di là di quello che stabilirà il processo, l’articolo della Bild era volto a destabilizzare e screditare Sinner e si inserisce in un clima costante di insinuazioni, suggestioni e critiche velate che hanno visto come massimo esponente Nick Kyrgios.

Campione incontrastato? – Il numero 1 al mondo non si è distratto, ha risposto sul campo, lasciando agli altri le polemiche e le chiacchiere da bar. Jarry, Schoolkate, Giron, Rune, De Minaur, Shelton, Zverev. Un percorso netto: solo due set persi in tutto il torneo e la sensazione che il risultato non sia mai stato in discussione. Troppo forte lui, o troppo indietro gli altri? È la domanda che si pongono in tanti. Con l’uscita di scena di Federer e Nadal, resta solo un Djokovic a metà servizio, e che non si sa per quanto sarà ancora nei paraggi, a potergli tenere testa. La rivalità annunciata che ci accompagnerà nei prossimi anni è quella con Carlos Alcaraz, forse l’unico che può davvero impensierire Sinner. Saranno i due nati dopo il 2000 a spartirsi i tornei del grande slam? Il futuro è incerto, ma intanto l’italiano può godersi il presente.

Il terzo trofeo – Le braccia alzate in cielo, una sistemata al cappellino e un abbraccio con Zverev. Sono le 12:28, ora italiana: Sinner esulta in maniera composta, non sembra neanche commuoversi, ma ha appena vinto gli Australian Open. Tenuta gialla Nike dalla parte dell’azzurro, tenuta rossa Adidas per il tedesco: la contrapposizione si nota già in partenza. Per il resto il gioco dei due non sarebbe neanche così diverso, se non fosse che Sinner risulta superiore in tutti gli aspetti. Nel primo set il numero 1 al mondo è praticamente perfetto: preciso al servizio e mordente in risposta. Il game che spezza l’equilibrio non è come spesso accade il settimo, bensì l’ottavo. Sinner si guadagna diverse palle break e alla fine riesce ad abbattere il muro tedesco: 6-3 il risultato. Il secondo set è quello più equilibrato, quello in cui le fievoli speranze di Zverev si azzerano. I due arrivano al momento cruciale a braccetto. Sul 6-5 per Zverev, 30-30 abbiamo il primo spartiacque: un punto che potrebbe portare il tedesco a set point. Sinner lo gioca con grande lucidità: una palla corta, un lob, uno smash a rimbalzo e un passante di rovescio. Sul piatto tutto il repertorio di Jannik. Si va al tie break e sul 4-4 abbiamo un secondo spartiacque: il diritto di Sinner si impenna sul nastro, il mondo sembra arrestarsi per un secondo interrogandosi sul destino di quella palla, sarà poi il dio del tennis a prendere una decisione: la palla passa e il punto va all’italiano, al tedesco resta solo il disappunto. Un monito per capire come andrà a finire il secondo set: 7-6 per Sinner. Zverev a questo punto è desolato, le forze per ribaltare l’inerzia dell’incontro non ci sono più. Il numero 2 al mondo prova ad aggrapparsi al servizio, ma nel sesto game sarà proprio quello a tradirlo. Sinner chiude in scioltezza, in maniera perentoria: 6-3, 7-6, 6-3. L’altoatesino diventa il primo italiano nella storia ad alzare tre trofei del Grande Slam ( 2 Australian Open, 1 Us Open), superato Nicola Pietrangeli fermo a due. Jannik è già storia.