Non si ferma la decadenza del Barcellona. Nel silenzio spettrale dell’Allianz Arena, chiusa ai tifosi per l’emergenza Covid, i blaugrana hanno perso 3-0 contro il Bayern Monaco e dicono addio alla Champions. La contemporanea vittoria del Benfica per 2-0 sulla Dinamo Kiev sancisce la retrocessione in Europa League dei catalani. L’ultima partecipazione alla seconda competizione europea risale al 2003/04: si chiamava ancora Coppa Uefa e in campo c’era l’attuale allenatore Xavi, impotente di fronte alla disfatta dell’8 dicembre. In quel Barcellona c’erano anche Andres Iniesta, Carles Puyol e Ronaldinho; non Messi, che sarebbe arrivato l’anno dopo. La prima stagione in 18 anni senza i blaugrana nella fase a eliminazione diretta della Champions League arriva quattro mesi dopo il traumatico addio della star argentina. Circostanze per nulla scollegate tra loro. Sorride invece un’altra squadra, anche lei in difficoltà dopo quasi un decennio di dominio: la Juventus ottiene a sorpresa il primo posto del girone H, grazie alla vittoria per 1-0 sul Malmoe e il pareggio del Chelsea sul campo dello Zenit San Pietroburgo. Rinviato alle 19.00 del 9 dicembre lo spareggio qualificazione tra Atalanta e Villareal, dopo la forte nevicata che aveva reso impraticabile il terreno del Gewiss Stadium di Bergamo.

La disfatta – In una partita da vincere a tutti i costi, specie dopo gli aggiornamenti sulla vittoria del Benfica, il Barcellona ha dimostrato ciò che è in questo momento: una squadra di media fascia europea, incapace di impensierire una corazzata come il Bayern. I bavaresi, in campo con l’undici titolare, hanno controllato la gara dall’inizio alla fine. Il dato degli Expected Goals, ovvero i gol che ci si aspetterebbe valutando la qualità della fase offensiva delle due squadre, recita un netto 2.39-0.36. L’aridità dell’attacco del Barcellona, che ha tirato soprattutto da fuori area, si spiega con il tridente proposto da Xavi. Oltre a Ousmane Dembelé, c’erano Sergino Dest, terzino destro adattato ad ala, e Memphis Depay, poco a suo agio nel ruolo di punta centrale. L’assenza di Messi si fa sentire, così come quella di Sergio Aguero, costretto a fermarsi per un’aritmia cardiaca maligna. Nel girone di Champions il Barcellona ha vinto solo con la Dinamo Kiev, entrambe le volte per 1-0. I due gol segnati agli ucraini sono gli unici di questa campagna europea, a fronte di nove gol subiti. Le difficoltà si propagano nella Liga spagnola, dove i blaugrana sono al settimo posto, a -16 dal Real Madrid primo (con una partita in meno).

Un lungo declino – Il rendimento attuale del Barcellona sarebbe parso inimmaginabile fino a poche stagioni fa, quando i catalani dominavano l’Europa con un organico stellare e un sistema di gioco, introdotto da Pep Guardiola, i cui principi restano vivi ancora oggi nelle tattiche di molti allenatori. Ma il loro declino non è dovuto solo alla partenza di Messi; è l’esito piuttosto di una lunga serie di scelleratezze sul piano tecnico e finanziario. A partire dall’addio di Neymar nell’estate 2017, ceduto al Paris Saint Germain per 222 milioni di euro. La dirigenza non lo ha mai sostituito in modo adeguato, pur spendendo cifre folli negli anni: 385 milioni complessivi per Dembelé, Philippe Coutinho e Antoine Griezmann; tutti e tre molto negativi in maglia blaugrana. Sul piano sportivo, nonostante due vittorie nella Liga, il Barcellona ha collezionato delusioni in campo europeo, con due incredibili rimonte contro Roma (2018) e Liverpool (2019) e l’umiliante 2-8 ai quarti del 2020 con il Bayern. Mentre la Champions diventava un’ossessione, i debiti crescevano esponenzialmente. Secondo l’ultimo bilancio arriverebbero fino a 1,35 miliardi. Per questo, in estate, non è stato possibile rinnovare il contratto di Messi, dopo l’introduzione di un tetto alle spese voluta dalla Liga. «Il Barcellona è oberato e dovrà fare i salti mortali per rientrare», ha commentato a Sky il giornalista Paolo Condò, «Se non si chiamasse Barcellona avrebbe già portato i libri in tribunale da tempo, invece sappiamo il peso anche politico che ha e gli verrà data la possibilità di rimanere viva. Koeman (esonerato lo scorso 28 ottobre, ndr) lo disse: questa è la qualità dei giocatori, non si può fare molto di più».

Ripartire dai giovani – Per ricostruire da zero diventa necessario puntare sui giovani del vivaio. In questo senso il Barcellona sarebbe avvantaggiato, dato che la Masia è considerata una realtà d’avanguardia. Tuttavia negli ultimi anni non ha più prodotto giocatori di prima fascia come ai tempi di Guardiola, che lanciò gente come Pedro, Sergio Busquets e Thiago Alcantara, senza dimenticare che i vari Messi, Puyol, Iniesta venivano tutti dal settore giovanile. Oggi, nonostante le difficoltà, c’è qualche speranza per il futuro, su tutti i centrocampisti Gavi (classe 2004) e Pedri, entrambi già nel giro della Nazionale. Resta ora da capire la consistenza di Xavi nel ruolo di allenatore, dato che all’attivo ha solo un biennio ai qatarioti dell’Al-Sadd. Non sempre brillare in campo dà garanzia di fare altrettanto in panchina, specie se catapultati in un contesto così complesso senza avere molta esperienza. Precedenti come Pirlo e Henry giustificano questi dubbi.

Un sorriso per la Juve – Se la situazione dei bianconeri in campionato è per certi versi simile a quella del Barcellona, per lo meno possono esultare dopo aver soffiato ai campioni uscenti del Chelsea il primo posto del girone H. Tanti ringraziamenti a Magomed Ozdoev, autore a 94′ del gol del definitivo 3-3. Ora la Juventus può guardare con ottimismo agli ottavi, anche se tra i papabili avversari c’è anche il Paris Saint Germain del fresco pallone d’oro Leo Messi.

Lo spareggio per l’Atalanta – I bergamaschi cercheranno la terza qualificazione consecutiva agli ottavi contro il Villareal, ottenibile solo con la vittoria. Intanto il rinvio al giorno dopo causa bufera di neve dell’8 dicembre ha creato non pochi problemi sul fronte campionato per gli uomini di Gasperini. Domenica alle 15 saranno impegnati in trasferta con il Verona, avversario tosto da affrontare dopo una partita infrasettimanale rinviata di quasi 24 ore. Per questo l’Atalanta avrebbe chiesto di posticipare l’incontro del Bentegodi almeno in serata ma, come riporta la Gazzetta dello Sport, il ricorso sarebbe stato respinto.