“Farewell Beckham”, addio Beckham. Così i Los Angeles Galaxy sul loro sito internet salutano David Beckham. La finale di Coppa contro lo Houston Dynamo il primo dicembre, poi calerà il sipario. Almeno sull’avventura a stelle e strisce: il futuro, per ora, è un mistero. “A Los Angeles ho passato un periodo straordinario. Ho voluto provare un’ultima sfida prima della fine della mia carriera da giocatore”, le dichiarazioni del trentasettenne inglese. Che sembrano presagire l’addio al calcio giocato, anche se si inseguono voci di un possibile trasferimento in Australia. Ne sapremo qualcosa in più quando Beckham si presenterà in sala stampa, per chiarire le ragioni del suo addio e, eventualmente, svelare qualcosa in più riguardo il suo futuro.
Per ora, per lui parla il passato. La sua carriera, fama di sex symbol a parte, è stata folgorante: aveva appena sedici anni quando arrivò al Manchester United, con cui ha vinto tutto. Nel 2003, il passaggio al Real Madrid: un’esperienza non troppo entusiasmante e chiusa nel 2007 con il trasferimento ai Galaxy. Che ora rendono omaggio al loro campione: “Per noi è stato un onore e un privilegio averlo tra noi: David non solo ha portato il nostro franchising su un altro livello, ma ha portato il nostro sport a un altro livello”.
Un privilegio esoso (ingaggio da 5,5 milioni di dollari a stagione, sceso a 4,8 a inizio anno), ma che ha permesso al movimento calcistico americano di fare passi da gigante: dal 2007 le squadre professionistiche della Mls sono sette in più rispetto al passato e quindici squadre su diciannove disputano le proprie gare in uno stadio creato appositamente per il calcio (prima del 2007 erano appena cinque squadre). Senza contare il seguito creatosi, che ha portato a 19mila la media spettatori a partita. Per questo l’Australia, che ha già sedotto Del Piero, ha drizzato le antenne e vuole ripetere l’esperimento.
La notizia ha inizato subito a circolare su Twitter con l’hashtag #farewellbeckham, usato dai suoi fan per ringraziare e salutare il campione inglese. Chissà se qualcuno, a breve, gli dirà welcome.
Francesco Paolo Giordano