I soccorsi dopo le esplosioni all'arrivo della maratona (foto Ansa)

“Sono ore che piango. Ho sentito un rumore enorme, la festa si è trasformata in terrore e non ho più pensato a finire la gara”. È ancora assordante il rumore delle bombe nelle orecchie di Paolo Rossi, 48enne pistoiese che ieri correva la maratona di Boston, al cui traguardo sono scoppiate due bombe che hanno ucciso 3 persone – compreso un bambino di 8 anni – e ne hanno ferite altre 141, di cui almeno dieci dovranno subire amputazioni.

L’italiano faceva parte di un gruppo accompagnato alla maratona dal preparatore atletico Fulvio Massini (dell’Agenzia ‘Born to Run’). “Eravamo una sessantina – ha raccontato a caldo il maratoneta toscano – e per quel che risulta a me stiamo tutti bene. Quanto agli italiani arrivati a Boston con altre agenzie, non ho elementi per dire niente di certo. Di sicuro restano il terrore e la tristezza che ho provato: era vicinissimo il traguardo e questi assassini hanno trasformato una festa in una tragedia. È scoppiato il caos”.

Momenti terribili anche per la famiglia di Rossi, tutta riunita a pochi metri dal traguardo e dai marciapiedi insaguinati di Boylston street: “Mia figlia – ha spiegato il toscano all’agenzia di stampa Ansa – che aveva scavalcato una balaustra per correre al mio fianco gli ultimi metri, ha cominciato a piangere a dirotto, ci ha raggiunto di corsa mia moglie. Tra le lacrime, non riuscivamo nemmeno a parlare. Incredibile”. I soccorsi sono scattati subito, spiega Rossi: “La polizia ha isolato l’area dell’attentato. Così siamo tornati subito in albergo, dove ci troviamo ora, in attesa di notizie definitive su quello che è successo”.

Mentre le autorità americane indagano sui responsabili della strage avvenuta ieri alla 117esima edizione della Boston Marathon, la più antica degli Stati Uniti, il governo inglese ha fatto sapere che domenica la maratona di Londra si correrà regolarmente. Gli organizzatori hanno annunciato di avere già rinforzato le misure di sicurezza e, nei prossimi giorni, sono previste altre riunioni a Scotland Yard. “Questo è uno di quei casi in cui il modo migliore per dimostrare solidarietà a Boston – ha detto il sottosegretario inglese allo sport, Hugh Robertson – è andare avanti, senza rinunciare all’evento”.

Quella di Londra, insieme a Berlino, è la maratona europea più prestigiosa. I 42 chilometri e 195 metri più noti del mondo sono quelli di New York, ma la culla della maratona moderna è proprio Boston. Si corre ogni anno dal 1897 nel Patriots’ Day, il terzo lunedì di aprile, ed è una delle sei World Marathon Majors (le altre due sono Chicago e Tokyo), a cui partecipano appassionati o corridori professionisti di ogni parte del mondo. Richiama ogni anno circa 500.000 spettatori.

Alla prima edizione erano solo 18 concorrenti, oggi a correrla sono oltre 20mila atleti. In occasione del centenario, si registrò il record di partecipazione con 38mila iscritti. La maratona di Boston nella sua ultracentenaria vita si è colorata anche del tricolore grazie alla vittoria di Gelindo Bordin, l’unico campione olimpico a vincerla, nel 1990, quando Bordin staccò anche il proprio primato personale.

Francesco Giambertone