Quindici, zero, poi ancora dieci. È il valzer di punti di penalità che la Juventus ha dovuto affrontare durante la stagione 22/23 a seguito delle sanzioni per il caso plusvalenze fittizie. Una vicenda che ha avuto ripercussioni anche sulle altre squadre ai vertici della Serie A provocando continui stravolgimenti di classifica, a tal punto da indurre l’allenatore della Roma José Mourinho a parlare di «campionato falsato». Questa altalena a competizione in corso ha stimolato la riforma della giustizia sportiva, tema già presente nella storia dello sport ma che il Consiglio dei ministri del 15 giugno ha voluto rivedere per cambiare il futuro ed evitare altri casi Juve.
Addio saliscendi – «Rendere efficace e visibile la penalizzazione nelle classifiche soltanto al consolidamento delle sentenze». È questo il cuore della riforma, come annunciato dal ministro dello Sport Andrea Abodi nel Cdm. Dunque, niente più saliscendi. La classifica del campionato cambierà, in caso di penalizzazioni nell’ambito di processi sportivi, solo al termine del percorso della giustizia sportiva con il pronunciamento del Collegio di Garanzia. Le sanzioni potranno comunque verificarsi durante la stagione, ma solo in caso di una sentenza definitiva da parte dell’ordinamento sportivo: una mossa per dare efficienza e trasparenza al sistema calcio.
Il secondo nodo della riforma riguarda le plusvalenze, cioè gli incassi ottenuti dalle società attraverso la vendita di calciatori a cui sottrarre la quota di ammortamento del cartellino ancora a bilancio. Il Cdm ha introdotto la possibilità di rateizzare le tasse solo su quella parte di affari che nella plusvalenza prevede un flusso di cassa (i movimenti di denaro in entrata e in uscita nelle casse dell’azienda). Per poter usufruire del meccanismo però è necessario che il calciatore resti per almeno due anni nella società che lo acquisisce. «Stiamo lavorando a un altro strumento con caratteristiche diverse, che ha bisogno di più tempo. Puntiamo a settembre», ha aggiunto Abodi nel corso del Cdm, preannunciando così un’altra svolta nella giustizia sportiva o, più in generale, nel movimento calcistico.
La ricostruzione – È stata una stagione, quella trascorsa, piena di problemi in casa Juventus. A partire dal campo di gioco. Prima, l’uscita ai gironi di Champions League con soli tre punti (cinque sconfitte in sei partite) e dalla lotta scudetto nei primi mesi dell’anno. A seguire, la sconfitta con l’Inter alle semifinali di Coppa Italia e con il Siviglia in Europa League. Complici anche le prestazioni sul campo, mai esaltanti e che hanno catapultato il tecnico Massimiliano Allegri al centro delle polemiche.
Le questioni extracampo, scoppiate con le dimissioni dell’allora presidente del club Andrea Agnelli e di tutto il Cda, hanno sconquassato l’orbita bianconera. A partire dalle accuse di falso in bilancio notificate dai magistrati dell’indagine Prisma, ramificate in plusvalenze, manovra stipendi e fatture per compensi ad agenti. Per le plusvalenze i bianconeri hanno pagato, dopo vari ribaltamenti di fronte, con dieci punti di penalità in classifica che hanno causato l’esclusione dalla prossima Champions League. Per gli stipendi, caso in cui la Vecchia Signora è colpevole di aver elargito paghe non dichiarate a bilancio nei mesi di marzo-aprile 2020 e 2021, si è scelto di patteggiare pagando un’ammenda di 718.240mila euro a fine stagione. Ma i dispiaceri potrebbero non finire qui. La Juventus è in attesa del pronunciamento della Uefa, la federazione del calcio europeo, che ha avviato un’indagine parallela per violazione del Fair Play Finanziario. Il rischio è di una totale esclusione dalle coppe europee nel prossimo anno.
La struttura – Una delle più grandi riforme della giustizia sportiva risale al 2014. Allo Statuto del Coni si aggiunsero novità importanti con l’abolizione dell’Alta corte di giustizia sportiva e del Tnas, il terzo grado inappellabile di giudizio, a favore del Collegio di Garanzia e della Procura Generale dello Sport. Prima di questa ristrutturazione l’ordinamento sportivo italiano era l’unico a portare in dote tre gradi di giudizio. Con l’istituzione dei nuovi organi furono poste le basi per un sistema sanzionatorio capace di accelerare la giustizia e di creare regole univoche per tutte le Federazioni sportive nazionali.
A oggi ogni Federazione sportiva ha propri giudici, nazionali e territoriali, e una sua Corte d’Appello. A livello federale, il Coni possiede un suo Tribunale in primo grado di giudizio e, ancora, una Corte d’Appello. I gradi di giudizio sono diventati due e il Collegio di Garanzia, il terzo e ultimo grado che si attiva solo in certi casi e che non è un vero e proprio organo del Coni, ha solo il compito di accertare la legittimità del percorso della giustizia federale. In altre parole, può accogliere le sentenze della Corte Federale d’Appello o rinviarle per innescare una nuova valutazione. In questo caso non sono poi ammessi nuovi ricorsi, se non per violazione del principio di diritto.