C’è chi la definisce una partita «inutile e umiliante», altri pensano che sia la «più surreale della storia». Alcuni la chiamano «la gara degli sconfitti», mentre in pochi cercano «un’utilità nell’inutile». Quel che è certo è che Turchia-Italia si giocherà. Alle 20:45 di martedì 29 marzo l’arbitro albanese Enea Jorgji fischierà al ‘Buyuksehir Stadyumu’ di Konya l’inizio di quella che poteva essere la finale dei playoff, ma è solo un’amichevole. Le telecamere di tutto il mondo saranno puntate verso il ‘Do Dragao’ dove i padroni di casa del Portogallo si giocheranno l’accesso ai Mondiali tentando quello che non è riuscito agli azzurri: battere la Macedonia del Nord. La nazionale italiana, o ciò che ne resta, scenderà in campo dopo l’eliminazione storica da Qatar 2022 con i primi spiragli di gioventù, i veterani ai margini del progetto, i residui di otto anni senza aver mai giocato per la Coppa del Mondo e la panchina di Roberto Mancini in discussione.
La scelta di Mancini – Pochi minuti dopo il gol dell’1 a 0 finale del macedone Trajkovski, Mancini aveva dichiarato ai giornalisti presenti quella sera al ‘Barbera’ di Palermo che quello non era «il momento di pensare al mio futuro». Nei giorni successivi a quel 24 marzo la panchina della nazionale italiana ha traballato come non faceva da quattro anni: da una parte chi spingeva per un ringiovanimento della rosa partendo dalla scelta del Commissario tecnico, dall’altra chi sosteneva la solidità della figura di Mancini memore del trionfo a Euro 2020. Tra questi, anche Gabriele Gravina attuale presidente della Figc. I due si sono incontrati sabato a Coverciano, dove gli azzurri si stanno allenando in vista della partita contro la Turchia. Ne è emerso che la Federazione ha intenzione di confermare il tecnico di Jesi fino al 2026, anno del prossimo Mondiale. Ora la palla passa a Mancini, che alla vigilia della partita «inutile» dovrà decidere se restare o lasciare. Oltre all’amichevole turca, all’orizzonte si può già intravedere la prossima finale che l’Italia dovrà disputare, o meglio la ‘Finalissima‘. Sarà la prima volta che la vincitrice di un europeo sfiderà la squadra che ha vinto l’ultima Coppa America, ovvero l’Argentina di Lionel Scaloni. Si giocherà il 1° giugno a Wembley, nello stesso stadio dove un anno prima capitan Chiellini sollevava il trofeo in aria di fronte agli inglesi padroni di casa.
Cambi e ricambi – La futilità della gara del 29 marzo, che comunque farà incassare circa 3 milioni di euro alla Figc per i diritti televisivi, è sottolineata dal fuggi fuggi generale dei campioni di Europa. Verratti all’indomani dell’eliminazione scriveva sui social: «Lasciate in pace i giovani», Berardi: «Ci abbiamo provato in tutti i modi, ma non è bastato». Accompagnati dal difensore della Roma Gianluca Mancini, i due hanno lasciato per primi il ritiro. «Problemi fisici», dicono i comunicati ufficiali. A questi tre si sono aggiunti anche Jorginho, Immobile e Insigne: per loro si tratta invece di turnover voluto dal mister. Ultimo a fare le valigie, il laziale Luiz Felipe. Sono in tutto sette gli azzurri che non prenderanno parte alla spedizione turca. Scelte tecniche, ma anche conservative visto che il campionato è arrivato alle battute finali e le squadre in lotta per il titolo, o per un posto in Europa, non vogliono rischiare i propri calciatori per un’amichevole. Secondo la Gazzetta dello sport, il tridente a Konya sarà formato da Raspadori, Scamacca e Zaniolo: due classi 2000 con al centro un ’99. Un accenno di linea verde su cui rifondare la Nazionale e che segna un confine netto con la generazione degli «esclusi da due mondiali» che ancora domina la difesa, dove il più giovane che scenderà in campo domani sera ha 30 anni.