«Abbiamo scherzato per nove anni, ha commentato a caldo Moggi, «il processo si è risolto nel nulla, solo tante spese. E’ stato accertato che il campionato era regolare».

«Abbiamo scherzato per nove anni», ha commentato a caldo Moggi, «il processo si è risolto nel nulla, solo tante spese. E’ stato accertato che il campionato era regolare».

E così è stata posta la parola “fine” su Calciopoli, almeno dal punto di vista penale. Con un verdetto che non sorprende. Ancora una volta la giustizia italiana salva imputati i cui reati sono stati accertati attraverso la prescrizione. Luciano Moggi e Antonio Giraudo sono prescritti, non assolti. E quindi colpevoli. La sentenza della Corte di cassazione sancisce in modo irrevocabile che la serie A di calcio era controllata da un’associazione a delinquere. Il giudice accoglie quindi le richieste dell’accusa, secondo cui la “cupola” falsò il campionato «pilotando designazioni arbitrali gradite a chi di quell’organizzazione era il capo e facendo in modo che i risultati favorissero la Juventus». Confermato anche l’apparato organizzativo dell’associazione: le manovre per favorire Franco Carraro ai vertici della Figc, le schede telefoniche svizzere per sfuggire alle intercettazioni, i dossier pilotati contro i Della Valle “colpevoli” di volere un altro presidente di Lega.

La differenza tra prescrizione e assoluzione sembra però sfuggire alla Juventus stessa, che pensa già a chiedere un risarcimento multimilionario e la restituzione dei due scudetti revocati dalla giustizia sportiva. Così come era sembrato sfuggirgli nel 2007, quando nel processo per doping partito nel 1998 dopo le accuse di Zdenek Zeman fu proprio l’istituzione della prescrizione a evitare la condanna definitiva a Giraudo e al responsabile del settore medico, Riccardo Agricola. La Cassazione ritenne provata l’illecita somministrazione di farmaci ai calciatori della Juventus, eccetto l’epo, la famigerata eritropoietina.

Eppure basterebbe poco alla Juventus per uscire definitivamente da questo tunnel che avvelena ancora il calcio italiano: dichiarare la propria distanza da personaggi come Moggi, Giraudo e Agricola, liberarsi definitivamente da quei fantasmi. Anche se forse sarebbe un po’ troppo chiedere di rinunciare alla prescrizione e a ogni pretesa sugli scudetti revocati, quelli sì (a differenza degli ultimi) vinti illecitamente, come ha stabilito tanto la giustizia sportiva quanto quella penale.

Matteo Furcas