Quindicoi anni dopo, i sostantivi Juventus e Calciopoli vengono usati di nuovo nella stessa frase. Stavolta però non si tratta di semplici sfottò da tifosi avversari. Le dimissioni in massa del consiglio di amministrazione hanno creato una crepa nel sistema calcistico italiano, dando forza alle accuse di falso in bilancio piovute nei mesi scorsi su uno dei più famosi club della serie A. La procura di Torino intanto chiede il rinvio a giudizio per il presidente Andrea Agnelli e per altri 12 dirigenti, mentre spuntano diverse intercettazioni telefoniche sulle presunte valutazioni gonfiate di alcuni ex giocatori.

(Fonte: Wikimedia commons)

Le dimissioni – Il terremoto sportivo comincia alle 22 circa del 28 novembre scorso. Dopo 4576 giorni di regno e 19 trofei in bacheca Andrea Agnelli, il presidente più vincente della storia del club, si dimette. Con lui l’intero consiglio di amministrazione, inclusi il vicepresidente (e bandiera) Pavel Nedved e l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene, ex team principal della Scuderia Ferrari. Andrea, nipote dell’Avvocato, si è congedato con una lettera rivolta ai tifosi dopo 12 anni di gestione: «Stiamo affrontando un momento delicato e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme, dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare la partita. Ci riconosceremo ovunque con uno sguardo, perché siamo la gente della Juve», si legge nella nota.

La Juve durante i festeggiamenti per la vittoria dello scudetto 2017 (Fonte: Wikimedia commons)

Le accuse – I capi di imputazione avanzati da procura e guardia di finanza sono per falso in bilancio, false comunicazioni sociali, ostacolo alla vigilanza e manipolazioni del mercato. Sotto la lente dei pm sono finiti gli esercizi contabili del quadriennio 2018-2021, con i sospetti che sono cresciuti dopo la pubblicazione dell’ultimo bilancio, chiuso con un passivo di 254 milioni di euro. Dall’inchiesta pare sia emersa anche una “carta segreta” firmata da Agnelli e dall’ex capitano Giorgio Chiellini (non indagato), secondo cui i calciatori avrebbero ricevuto un salario maggiore rispetto a quanto comunicato alle autorità competenti. Per il Corriere della Sera ci sarebbero addirittura 20 milioni da versare ancora a Cristiano Ronaldo dopo la sua cessione al Manchester United nel settembre 2021.

L’ex ds Fabio Paratici (Fonte: imagephotoagency)

Le intercettazioni – «Tanto la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, ndr) la supercazzoliamo», così si diceva ai piani alti bianconeri. La guardia di finanza invece aveva già iniziato a raccogliere le intercettazioni telefoniche mentre emergevano i primi sospetti su un ritocco ai bilanci della società dopo gli scambi di giocatori con Marsiglia e Barcellona. Nel luglio 2021, durante una cena elegante, il Chief Financial Officer Stefano Bertola si lasciò andare: «Io una situazione così brutta non me la ricordo. Faccio solo un nome: Calciopoli. Anzi peggio perché qui ce la siamo creata noi». Per la procura la mente dell’intera operazione sarebbe l’ex direttore sportivo Fabio Paratici, oggi manager del club londinese del Tottenham, che avrebbe deciso di cominciare a gonfiare i cartellini dei calciatori per migliorare i conti del club.

Le possibili conseguenze – La procura di Torino ha depositato nella mattinata del 1 dicembre i fascicoli dell’inchiesta Prisma, dove viene richiesto il rinvio a giudizio per il gotha della dirigenza bianconera. Nell’elenco degli indagati, 12 persone in tutto, sono stati iscritti, oltre ad Agnelli, il vice presidente Nedved e l’ex Paratici. Iscritta anche la società Juventus come persona giuridica. Non avendo fornito false comunicazioni per iscriversi al campionato la Juve non rischia la retrocessione come nel 2006. L’ipotesi più realistica è quella di una cospicua ammenda, da decidere se con o senza decurtazione di punti. Le sanzioni dovrebbero comunque valere per il prossimo campionato, al sicuro quindi l’ultimo scudetto, vinto nel 2020.