In Inghilterra si parla addirittura di “squadra inglese migliore di sempre”, dopo il 4-0 con cui il Manchester City ha umiliato i Blancos di Madrid nella semifinale di ritorno della Champions League 2022/23. Se la partita di andata dello scorso 9 maggio era sembrata in equilibrio, una settimana dopo non c’è stata storia, con i Citizens di Pep Guardiola che hanno chiuso la pratica già nella prima frazione di gioco grazie alle due reti del portoghese Bernardo Silva. Il secondo tempo è sembrato più che altro una formalità, con l’autogol di Militao e la firma dell’attaccante Alvarez a suggellare il rotondo 4-0 finale. Gli inglesi incontreranno l’Inter nella finale del prossimo 10 giugno, che si terrà allo stadio Ataturk di Istanbul. L’allenatore nerazzurro Inzaghi sta già studiando l’avversario, consapevole della difficoltà della sfida ma anche dell’ottimo momento di forma della sua squadra, imbattuta in tutte le competizioni dal 15 aprile. Con ancora una finale di Coppa Italia da giocare, l’Inter potrebbe ambire ad una doppietta di coppe che manca dall’anno di grazia 2010 ) in cui i nerazzurri portarono a casa uno storico Triplete.

L’argentino Lautaro Martinez, capitano nerazzurro – Fonte Ansa
Le chiavi tattiche – La sfida che si pone davanti ai nerazzurri sembra quasi titanica, ma certamente non impossibile, specialmente in una partita secca come una finale di Champions League, dal peso psicologico incalcolabile. Ma quali potrebbero essere le mosse per completare la scalata al monte Manchester City? La prima sarà l’atteggiamento: il City è sì il miglior attacco della competizione ma l’Inter è la squadra che ha finito più partite in questa edizione senza subire gol (8 su 12) e Onana il portiere con più parate. La difesa sarà messa a dura prova, ma se sarà in grado di mantenere la concentrazione e il baricentro basso, senza soffrire, potrà contenere gli inglesi. La seconda mossa sarà limitare i pericoli: Haaland è la bocca da fuoco primaria del calcio spettacolo del City e sarà fondamentale andare ad aiutare Acerbi, destinato all’uno contro uno diretto con il norvegese. Stesso discorso dovrà essere fatto per il belga De Bruyne, faro del centrocampo Cityzen e sublime trattatore di palla, a cui Brozovic dovrà mettere un freno con l’aiuto degli esterni di centrocampo. Ultima chiave saranno le ripartenze: è impossibile pensare di palleggiare in faccia al Manchester City, regina indiscussa per distacco in Europa in questo fondamentale, che fa del pressing una sua prerogativa. L’Inter dovrà aspettare il momento giusto, soffrire, non eccedere nella pressione per mantenere le forze e aspettare l’occasione per andare in contropiede, sfruttando con intelligenza gli spazi che il gioco offensivo di Guardiola provocherà. E poi un po’ di fortuna, che non guasterà con un avversario così apparentemente perfetto.

L’organico dell’Inter vincitore della Champions League 2010 – Fonte Flickr
Il confronto – Se la partita si giocasse con gli euro, l’Inter sarebbe già sotto per 3 a 1. La rosa degli inglesi infatti vale esattamente il triplo di quella dei nerazzurri: gli 885 milioni del costo dei cartellini dei giocatori del City contro i 296 milioni di quelli in mano alla proprietà cinese dei Suning. L’abisso finanziario tra i due club si percepisce anche nei singoli giocatori. L’acquisto più oneroso tra gli interisti è stato infatti quello di Nicolò Barella, costato 37 milioni. Nei blu di Manchester sono invece addirittura 13 i calciatori che sono costati più del centrocampista della Nazionale, ovvero più di metà dell’organico. Sarà una sfida anche di idee: le tasche bucate dei dirigenti inglesi contro il pragmatismo e la parsimonia di quelli italiani, che hanno avuto la lungimiranza di costruire la spina dorsale della squadra spendendo praticamente nulla (Onana, Calhanoglu, Acerbi e Mkhitaryan a 0, Dzeko costato 1 milione). I soldi però non hanno il potere di sollevare i trofei e si partirà quindi dal punteggio di 0 a 0. Con buona pace delle vagonate di denaro spese dall’emiro del Qatar, proprietario dei Citizens.

Il bomber norvegese del City Erling Haaland, 52 reti in stagione – Fonte Wikimedia Commons
Le parole – Si nasconde dietro parole di circostanza Pep, ma è ben consapevole che dopo aver annichilito il Real Madrid, campione d’Europa in carica, il pronostico è tutto dalla parte della sponda blu di Manchester. «Una finale di Champions contro un’italiana non è il miglior regalo, perché l’inter è una squadra molto competitiva. Abbiamo tempo per provarci, proveremo a vincere», ha dichiarato l’ex allenatore di Barcellona e Bayern Monaco. I favori della vigilia non spengono però la pressione della vittoria, diventata quasi un’ossessione per la proprietà qatariota del Manchester, arrivata a spendere più di 1.5 miliardi di euro da quando Guardiola si è seduto sulla panchina. Lo stesso coach catalano non alza la “Coppa dalle grandi orecchie” da oltre 10 anni, dal trionfo con il Barcellona nel 2011, e vincere aiuterebbe a scacciare le critiche dei pochi detrattori che ha, convinti che sia più concentrato sull’estetica del gioco piuttosto che sui risultati concreti. Quest’anno come non mai sembra però l’anno buono per puntare alla tripletta: campionato inglese (quasi ipotecato), coppa di lega (in finale) e Champions League. La forza del City 2022/23 si percepisce, oltre che per il dominio sul campo, anche nell’ammissione di superiorità affidata alle parole di Carlo Ancelotti, allenatore del Real: «É un risultato che si deve accettare. Hanno giocato meglio di noi e hanno meritato».

Per Guardiola, allenatore del Manchester City – Fonte Flickr
Le curiosità – «Mi auguro di pescare l’Inter, non sono molto bravi». Con queste parole Noel Gallagher lo scorso 17 aprile rispondeva ai microfoni di Sky Sport 24 su quale delle italiane volesse incontrare in finale di Champions League, lui che è fan sfegatato dei blu di Manchester. I precedenti però non coincidono con le speranze della storica voce e chitarra degli Oasis. Inzaghi e Guardiola infatti non si sono mai incontrati in panchina, ma solo in campo (nel 2001 e nel 2003): in entrambe le occasioni è stato l’attuale allenatore dell’Inter a uscire dal campo vincente. Il primo e unico precedente dei nerazzurri contro Pep, stavolta seduto in panchina, risale invece alla stagione 2009-2010, quando il suo Barcellona venne eliminato in semifinale dall’allora squadra allenata dallo Special One, José Mourinho. Quell’anno l’Inter sollevò la Coppa, e fu Triplete. Chissà che, con tutti gli scongiuri del caso, le previsioni di Gallagher non finiscano per diventare le speranze dei tifosi interisti.