Un bacio sul podio, con i due trofei a forma di bicicletta mostrati alle telecamere. I volti sorridenti e distesi dopo la fatica della vittoria. Le note di Gloria di Umberto Tozzi ad accompagnare la premiazione. Per una domenica il Belgio si è tinto di azzurro grazie alla doppietta italiana di Alberto Bettiol e Marta Bastianelli, che si sono aggiudicati il giro delle Fiandre nelle rispettive categorie. Un trionfo che all’Italia mancava dal 2015 nel femminile e addirittura del 2007 nel maschile. Non era mai successo che gli azzurri facessero l’en plein al Fiandre, una competizione in cui la tradizione vede dominare i belgi e le olandesi. Due storie molto diverse, quelli dei due campioni. 23 anni Bettiol, 32 Bastianelli. Lei ex campionessa mondiale ed europea, lui alla prima vittoria da professionista. Lei ha vinto in volata, lui in fuga. Accomunati però dalla cosa più importante: aver riportato l’Italia sulla vetta del ciclismo internazionale.

La fuga di Alberto – Il giro delle Fiandre, in fiammingo Ronde, è caratterizzato dai “muri”, parti di percorso brevi e molto ripide, in cui spesso la superficie stradale è in pavé. Proprio su uno di questi muri, a 18 chilometri dal traguardo, è partita l’azione vincente di Alberto Bettiol, che ha lanciato il suo attacco da manuale approfittando di una fase di stanchezza del gruppo e beneficiando del lavoro fatto dalla sua squadra, l’americana Ef (Education first). Da quel momento in poi la fuga solitaria fino al traguardo, sulla sfiancante salita di Paterborg, un acciottolato che arriva fino al 21% di pendenza. Quando si è accorto che per gli inseguitori era ormai imprendibile, ha alzato le mani al cielo, liberando la sua gioia. Classe 1993, Bettiol è professionista dal 2014. Nato passista, cioè specialista di corse a cronometro o pianeggianti, dal 2019 sta dimostrando caratteristiche da corridore completo, ormai pronto per le fasi di gara che costringono ad affrontare parti in salita molto dure. Nel 2018 una caduta in corsa gli ha perforato un polmone. Qualche mese dopo si è fratturato una costola. Questi infortuni non hanno però frenato la sua determinazione: sul traguardo ha fatto segno con due dita negli occhi per dire al mondo «io ci sono, sono arrivato, adesso mi dovete considerare di più», come ha dichiarato alla Gazzetta dello sport. 

La regina azzurra – Molto diverso il percorso di Marta Bastianelli, classe 1987, laziale, con un dna vincente di lunghissima data. Primo argento mondiale juniores del 2004, primo oro in linea a livello senior a Stoccarda nel 2007. Al Fiandre è stata bravissima a rimanere nel terzetto di testa e a bruciare le due inseguitrici con una volata perfetta, mantenendo la scia dell’olandese Annemiek van Vleuten e poi superandola a una quindicina di secondi dall’arrivo. Bastianelli, affiliata al gruppo sportivo Fiamme Blu della Polizia penitenziaria, è stata determinata nel ripartire dopo una squalifica nel 2008 per l’assunzione di una sostanza stimolante contenuta in alcune pillole per dimagrire che stava prendendo. Nel 2018, a più di dieci anni dal mondiale, il ritorno al successo agli Europei di Glasgow. Proprio con addosso la maglia di campionessa continentale domenica ha tagliato il traguardo della classica fiamminga. Intervistata dalla Gazzetta, ha dichiarato: «Vorrei conoscere altre donne campionesse. Perché quando chiudi la porta dello sport, rimane poco o nulla».

Tradizione italiana – Nel corso della storia, l’Italia ha una bella tradizione al Fiandre. Nel maschile gli azzurri hanno 11 titoli nell’albo d’oro storico, secondi soltanto all’irraggiungibile Belgio, che guida la classifica della competizione domestica con ben 69 successi. L’ultimo a vincere era stato Alessandro Ballan nel 2007. Tra le donne, invece, la competizione esiste solo dal 2004: l’unico altro successo italiano era stato quello del 2015 di Elisa Longo Borghini.