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Lance Armstrong in un’immagine d’archivio (Ansa)

Accuse “non credibili” né “logiche”, subito respinte al mittente. Che è l’ex sette volte vincitore del Tour de France Lance Armstrong. Il ciclista ha perso quasi tutti i suoi successi dopo la condanna per doping dell’anno scorso. E proprio il doping è al centro del botta e risposta con Hein Verbruggen, già presidente dell’Unione ciclistica internazionale, di cui Armstrong ha denunciato la complicità. “Verbruggen sapeva”, è l’affondo del ciclista texano. “La sua storia non ha senso”, replica l’ex numero uno dell’Uci.

Il dialogo a distanza è cominciato lunedì 18 novembre dalle pagine del Daily Mail.  “Verbruggen sapeva che facevo uso di sostanze dopanti e mi aiutava a nasconderlo – ha raccontato Armstrong -. Durante il Tour del 1999 risultai positivo ad un test e lui era tra le persone che mi permisero di portare a termine la corsa”. Verbruggen non ci sta a passare come chi ha coperto le bugie del campione. “Il suo obiettivo evidentemente deve essere quello di rilasciare dichiarazioni scioccanti, clamorose”. Dichiarazioni che secondo il loro destinatario non avrebbero alcun fondamento. “Non ricordo esattamente chi era presente a quel tempo”, è la spiegazione data dall’ex capo della federazione internazionale al sito online della tv olandese Nos.

Le accuse di Armstrong misurano la volontà del campione di far luce sugli aspetti ancora oscuri della sua vicenda. Forse anche per ottenere uno sconto di pena. Il nuovo presidente dell’Unione ciclistica internazionale, Brian Cookson, ha infatti lasciato intendere che con una piena confessione la squalifica a vita del ciclista texano potrebbe ridursi a otto anni. Le rivelazioni di Armstrong, come il caso Verbruggen dimostra, potrebbero non riguardare soltanto la sua persona, ma toccare nuove date, circostanze e soprattutto nomi. D’altronde, è stata la stessa federazione a istituire una commissione indipendente per accertare le eventuali responsabilità dei vertici del ciclismo mondiale, dai dirigenti ai team manager.

“È ridicolo pensare che io voglia proteggere queste persone dopo tutto quello che mi hanno fatto. Io non sto proteggendo proprio nessuno. Non provo nessun senso di lealtà verso di loro. Anzi li odio proprio. Mi hanno gettato sotto un bus in corsa. Con me hanno chiuso”. Parole, queste di Armstrong, che promettono battaglia. Nel rush finale per cercare di salvare la sua leggenda.

Giuliana Gambuzza