“El más grande de la historia”. Il risultato della quarta Copa Libertadores è arrivato dopo 120 minuti al “Santiago Bernabeu” di Madrid. Il River Plate si è aggiudicato la finale più tormentata, violenta e discussa della storia del calcio argentino. Il 3-1 in rimonta sul Boca Juniors ha permesso ai bianco-rossi di Buenos Aires di portare a casa la quarta vittoria della propria storia, mettendo a tacere per una sera le polemiche che hanno portato al clamoroso spostamento transatlantico della partita.

Il match – Si partiva dal 2-2 dell’andata alla “Bombonera”, stadio del Boca Juniors. Al “Santiago Bernabeu”, per una sera trasformatosi nella casa del River Plate, è stata come una gara secca: al vincitore un posto per la coppa sull’aereo di ritorno a Buenos Aires. Nervosismo e basso livello tecnico per tutta la prima frazione di gioco, fino al momentaneo vantaggio del Boca al 44′, con un letale contropiede concluso in rete da Benedetto. La partita si è accesa nel secondo tempo, con il River all’assalto, alla ricerca del pareggio. Che arriva al 68′, con un gol di Pratto. Nella finale della Copa Libertadores non esiste la regola dei gol fuori casa, quindi sono stati necessari altri 30 minuti di tempi supplementari. Con il Boca rimasto con 10 uomini per l’espulsione di Barrios, il River si è potuto scatenare. Prima con il gol del vantaggio bianco-rosso di Quintero, poi la sentenza di Gonzalo Martinez all’ultimo secondo.

La festa dopo le tensioni – Come un filo rosso tra Spagna e Argentina i “Millonarios”, i tifosi del River Plate, si sono riversati nelle strade di Madrid e di Buenos Aires per festeggiare la vittoria sui rivali storici del Boca Juniors, concittadini odiati a livello sportivo e non solo. Perché quello celebratosi il 9 dicembre al “Bernabeu” è stato un evento che ha avuto dell’eccezionale e forse irripetibile. Questa Copa Libertadores, alzata sopra il cielo dello stadio madrileno, sarà uno di quei momenti storici per il calcio sudamericano e mondiale. La prima volta che una finale della più prestigiosa competizione per club del Sud America è stata giocata in un altro continente a causa della violenza degli scontri tra tifoserie.

Rinvii, sospensione e candidature – Il match di ritorno della finale in programma per sabato 24 novembre era stata rinviata per disordini fuori dallo stadio “Monumental”, che le forze dell’ordine argentine non avevano saputo gestire. Davanti ai cancelli dello stadio, un gruppo di tifosi del River Plate aveva assaltato l’autobus che trasportava i giocatori del Boca Juniors, rompendone i finestrini. L’autista e due centrocampisti, Pablo Perez e Gonzalo Lamardo, erano rimasti feriti al viso dai vetri rotti. La partita era stata rinviata due volte, poi sospesa a data da destinarsi il 25 novembre. Il Boca Juniors aveva quindi richiesto la vittoria a tavolino, per il ferimento dei suoi giocatori e il clima di terrore creatosi al “Monumental”. Poi la decisione della Conmebol di attivare i contatti con federazioni calcistiche estere per valutare la possibilità di far giocare il ritorno della finale fuori dall’Argentina. Scartata l’ipotesi Doha, il 29 novembre è prevalsa la scelta di far disputare il match a Madrid il 9 dicembre con il benestare del Real Madrid, proprietario dello stadio. Anche Genova aveva presentato la sua candidatura attraverso il consigliere delegato allo sport del Comune, Stefano Anzalone. Ma di fronte al risalto mediatico di una finale giocata in uno dei templi del calcio europeo come il “Santiago Bernabeu”, la proposta genovese è risultata troppo debole.

I vip allo stadio – Lontano dalle violenze dell’Argentina, le forze dell’ordine spagnole non hanno avuto alcuna difficoltà nel gestire le due tifoserie arrivate da Buenos Aires a Madrid al seguito delle squadre. La partita ha chiamato 80.000 tifosi al “Santiago Bernabeu” ed è stata sponsorizzata dalla presenza di molti vip del mondo del calcio, per la maggior parte argentini. Leo Messi il più atteso, ma erano presenti allo stadio anche Mauro Icardi, capitano dell’Inter, e gli ex-nerazzurri Javier Zanetti ed Esteban Cambiasso, lo juventino Paulo Dybala e l’allenatore dell’Atletico Madrid, Diego Simeone. Assenti invece Maradona e Cristiano Ronaldo, che non ha fatto ritorno nella sua vecchia “casa” di Madrid nemmeno per un evento eccezionale come la finale del Superclasico.