Giocare o non giocare, questo il “dilemma”. Da una parte il ministro della salute Roberto Speranza che, pur da tifoso, ribadisce l’impossibilità di poter tornare sul campo: «Le priorità del Paese ora sono altre. Sono un grande appassionato di calcio, ma con più di 400 morti al giorno è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci». Dall’altra Aleksander Ceferin, presidente della Uefa, è convinto che tornare a calciare il pallone potrebbe essere una soluzione positiva per gli spettatori: «È meglio giocare senza spettatori che non farlo affatto». Che si tratti di Champions League, di squadre più titolate o di serie C non fa differenza: il calcio si trova in un limbo di indecisione che forse troverà la quadra nei prossimi giorni. Ma ci sono delle differenze interne. La Lega Pro ha proposto il fermo della serie C per l’emergenza sanitaria: proposta «irricevibile», ha replicato una nota della Lega B. Mentre Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio vuole essere positivo e punta al ritorno in campo per giugno: «Non sarò il becchino del calcio italiano».

Il lato economico – «Fermarsi sarebbe un disastro: se il calcio non riparte ci sarà un pesante impatto sul settore e sull’Italia, visto che movimentiamo circa 5 miliardi di euro», ha aggiunto il presidente della Figc. Il 4 maggio infatti la serie A dovrebbe riprendere gli allenamenti seguendo il rigido protocollo che la Federcalcio ha delineato e che dovrebbe essere discusso in videoconferenza con i rappresentanti del Governo il prossimo mercoledì. Tra gli altri problemi anche la gestione dei rapporti con i licenziatari dei diritti audiovisivi 2018-2021, su cui il presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino, ha convocato un’assemblea urgente per domani. La parte più fragile del calcio, in termini di perdita economica, è quella della Lega Pro. Il presidente Francesco Ghirelli è preoccupato per il futuro di tutto il settore: «Ora riprendere è dura, viviamo il disagio dei giocatori e dei presidenti. Da quel giorno, il 21 febbraio, non è più entrato un euro dagli stadi quando nel girone di andata avevamo avuto 600 mila spettatori in più. Abbiamo bisogno di ammortizzatori sociali e liquidità». La decisione finale spetta alla Figc.

I giocatori – «È dura stare fermi chiusi in casa, ma è importante tornare presto alla normalità» ha detto Francesco Acerbi, difensore della Lazio intervenuto su Radio1. «Come Assocalciatori puntiamo alla ripresa ma solo con la massima sicurezza e con le giuste precauzioni. Non credo che stare tre mesi in ritiro sia la soluzione più opportuna. Spero che finisca questo campionato il prima possibile, per poi partire con il prossimo magari il 31 settembre giocando a Natale». Il campionato di serie A è ancora sospeso e come ha detto il presidente della Figc Gravina nella trasmissione Che Tempo Che Fa: «vincerà la squadra che farà più punti perché sono convinto che continueremo a dare gioia e speranza agli italiani», ripartendo con gli allenamenti il 4 maggio e entrando in campo (a porte chiuse) a giugno. In Francia un sondaggio tra i calciatori ha rilevato che l’80% di essi non vuole tornare in campo senza condizioni di sicurezza sanitarie adeguate e anche in Italia la preoccupazione è alta. Ciò che pare inevitabile è un cambio di strategia di gioco. Se i contatti tra compagni di squadra non saranno più consigliabili o, peggio, saranno evitati dagli stessi giocatori, come si potrà giocare? Acerbi non ha dubbi: «Se non potrà esserci contatto non è calcio, vanno bene tutte le precauzioni e il no agli spettatori. Ma non posso far fare gol a un avversario perché non posso toccarlo, sarebbe un altro sport». La marcatura a uomo potrebbe diventare un miraggio.