Out of time. Nel 2019 era solo il nome del più forte cavallo italiano, ma ai tempi del coronavirus quel “fuori-tempo” sembra essere diventato piuttosto il destino dell’ippica nel nostro Paese. Per cavalli, fantini e gestori di ippodromi la “fase 1” non è ancora terminata, perché il decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) del 18 maggio sembra averli dimenticati: l’ippica non compare né tra i settori agricoli, né tra quelli sportivi o di intrattenimento. Resta al palo a tempo indeterminato un’attività sportiva ed economica che in Italia muove circa 4 miliardi all’anno, senza prospettive di ripartenza, nemmeno a porte chiuse.
Alla deriva – Le piste dei 54 ippodromi chiusi su tutto il territorio nazionale non vengono battute dagli zoccoli dei cavalli dal 5 marzo scorso. Considerate le due specialità ippiche – galoppo e trotto – sono più di 11 mila i purosangue da velocità e i trottatori fermi nelle scuderie e circa 20 mila gli addetti che non possono riprendere il proprio lavoro. L’azienda ippica italiana negli ultimi due mesi e mezzo dall’inizio del lockdown ha visto sfumare più di mille corse, con l’avvio della stagione 2020 – originariamente previsto a metà marzo – che ancora non ha una data ufficiale. Ai danni economici legati agli stipendi dei fantini, degli allenatori e dei lavoratori degli ippodromi, e ai costi di mantenimento dei cavalli fermi nei maneggi (tra i 200 e i 500 euro al mese per ogni animale), si aggiungono i mancati incassi per le scommesse: circa 9,5 milioni di euro, divisi tra corse al trotto (5,7 milioni) e corse al galoppo (3,8 milioni). A oggi i montepremi sono completamente azzerati.
«Due mesi di tempo» – Tra l’incredulo e l’accusatorio è il commento dei principali soggetti coinvolti nella vicenda. «Bisogna fare presto, oppure gli ippodromi non riapriranno più. Se muoiono gli impianti, spariranno anche tutte le realtà, sportive e non, che ci girano attorno», avverte Elio Pautasso, presidente di Federippodromi, invocando un’azione rapida del governo, che corregga l’ultimo Dpcm. «Da marzo abbiamo fatto affidamento alla Cassa integrazione straordinaria per resistere. Stimiamo di avere ancora due mesi di autonomia, poi sarà la fine».
Le perplessità maggiori sulla mancata ripartenza riguardano il fatto che le misure di distanziamento sociale sarebbero facili da rispettare: «Gli spazi dell’ippodromo sono grandi, basterebbe contingentare gli ingressi per riaprire e recuperare le corse perse con un calendario più fitto. Alla peggio si potrebbe riprendere a porte chiuse e raccogliere le scommesse on-line», conclude Pautasso.
J’accuse al governo – «È vergognoso, siamo diventati “invisibili”, l’unico comparto produttivo che non conosce le sorti della propria filiera. Il governo deve assumersi le sue responsabilità per la ripresa delle corse». Antonio Somma, portavoce del Comitato per la gestione emergenza Covid settore ippico – costituitosi il 21 marzo per sollecitare l’adozione di misure di sostegno economico verso la categoria dei proprietari di cavalli – punta il dito contro il governo e fa sapere di aver già inviato una comunicazione urgente al ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova. Ma Somma ha in serbo altre iniziative per spingere il governo ad abbreviare i tempi della risposta: «Giovedì 21 maggio scenderemo nelle piazze di tutti i capoluoghi d’Italia per dare voce a questo settore dimenticato e finora invisibile».
Corse al palo – Intanto la situazione di corse e manifestazioni ippiche rimane drammatica. I due Palii di Siena – previsti per il 2 luglio (quello di Provenzano) e 16 agosto (dell’Assunta) e già rinviati rispettivamente al 22 agosto e 26 settembre – sono stati ufficialmente annullati. Non succedeva dalla fine della Seconda guerra mondiale. «Il Palio è una festa di popolo e in questo momento, con queste condizioni non la si può vivere. Il controllo sul distanziamento sociale sarebbe impossibile», ha dichiarato il sindaco Luigi De Mossi.
Tra aprile e maggio sarebbe entrata nel vivo la stagione 2020, con il Derby (la corsa più importante del calendario di galoppo italiano) e il Premio Presidente della Repubblica il 24 maggio e il Gran Premio Giovanardi il 31. Ma, considerata la situazione di totale stallo in Italia, molti proprietari stanno trasferendo i propri cavalli e fantini all’estero, dove le corse sono già riprese: in Svezia e Finlandia per il trotto e in Francia per il galoppo. Senza una risposta nelle prossime settimane l’ippica italiana rischia di andare fuori tempo massimo nella sua corsa alla salvezza.