Lo sport comincia il riscaldamento. Nella conferenza stampa serale di domenica 26 aprile, il capo del Governo Giuseppe Conte ha illustrato le prime direttive sulla ripresa delle discipline sportive. Stando al contenuto del decreto, infatti, dal 4 maggio tutti gli atleti professionisti che praticano sport individuali potranno tornare ad allenarsi rispettando le normative sanitarie sul distanziamento sociale. Serve ancora tempo, invece, per le discipline di squadra, che dovrebbero ricominciare le sedute di allenamento dal prossimo 18 maggio. Ma comunque è già polemica, soprattutto da parte dai professionisti del calcio.

Sì ai solitari – Il governo ha accolto le richieste avanzate dal Coni per un graduale ritorno alle attività sportive. Il Dcpm autorizza gli atleti di sport individuali, anche quelli amatoriali, alla ripresa delle sessioni di allenamento. Stesso discorso anche per gli sportivi professionisti – e non – riconosciuti di interesse nazionale per la preparazione delle Olimpiadi e delle manifestazioni nazionali e internazionali. Si potranno praticare jogging, ciclismo e qualsiasi attività motoria senza il limite della distanza da casa. Anche in questo caso bisognerà essere soli e rispettare la distanza di sicurezza di un metro, in caso di passeggiata, e di due metri, in caso di attività sportiva intensa. Unica eccezione riguarda i minori: potranno fare attività motoria solo sotto il controllo di un adulto. Anche in caso di un ritorno alla normalità, tutto lo sport sarà diverso dopo le nuove modalità con cui si terranno competizioni e gare. Nel ciclismo, per esempio, si è cancellata la pratica del “passaggio della borraccia“, quella immortalato nella famosa foto del 1952 che ritrae Gino Bartali e Fausto Coppi nell’intento di scambiarsi la bottiglia d’acqua. Anche nel nuoto rimangono tanti dubbi sulle tracce di saliva che inevitabilmente vengono lasciate dagli atleti nelle corsie delle piscine. Dunque anche per le discipline individuali le perplessità rimangono.

Il calcio inquieto – Molti esponenti ai vertici del calcio italiano hanno espresso malcontento per la decisione di Palazzo Chigi. La Federcalcio continua a chiedere uno spazio ipotetico nei prossimi mesi per predisporre il ritorno al calcio giocato. La Serie A conta parecchio sul protocollo di allenamento redatto dalla Commissione medico-scientifica della Federcalcio. I dubbi rimangono, sia da parte dei medici delle varie società sia dei loro rappresentati legali: un club potrebbe essere chiamato a rispondere del contagio di uno o più tesserati. Il «vedremo» del ministro dello sport Vincenzo Spadafora, che ha definito il protocollo in questione come «non ancora sufficiente» per supportare la riapertura anche solo graduale dei campionati, va proprio in direzione della prudenza. Secondo il ministro, «servono approfondimenti» da parte del governo, che rimane orientato a «lavorare con gli esperti per trovare un percorso».

Pressing Serie A – Spadafora in un’intervista a Che Tempo Che Fa? ha sottolineato il grado della discussione tra governo e vertici calcistici. «Non ce l’abbiamo con il calcio, siamo coscienti di ciò che produce e dell’importanza dei fondi che sostengono gli altri sport», afferma il ministro. «C’è un tentativo maldestro di vari presidenti, squadre e commentatori di screditare il governo e di pensare che qualcuno voglia penalizzare il calcio. Riceviamo pressioni». Le parole del ministro, forse, sono una risposta alle dichiarazioni del presidente della Lazio Claudio Lotito, che ha proposto di giocare una partita secca tra i biancocelesti e la Juventus per assegnare lo scudetto.

E in Europa? – Nel caso italiano, l’ipotesi play-off sembra la più plausibile, specie se si escludono opzioni come quelle di annullare il campionato, come fatto in Olanda con l’Eredivise. Il pendolo tra i favorevoli e i contrari alla riapertura colpisce tutta la Uefa, l’organo di controllo e gestione del calcio nel Vecchio continente. In Germania, per esempio, i club aspettano il verdetto dell’esecutivo in programma per il prossimo 30 aprile per riprendere il campionato già dal 9 maggio. Anche in Bundesliga, le pressioni e le polemiche delle società sono intense in entrambe le posizioni. «Non è ammissibile anche solo al perdita di una vita umana per una o due settimane di divertimento, nessuno può farsene carico», afferma il presidente onorario del Bayern Monaco, Uli Hoeness, che invita alla prudenza. Più pessimistico, invece, il ceo del Borussia Dortmund, Hans Watzke, secondo il quale una mancata ripresa del campionato sarebbe uguale a vedere «una Bundesliga prosciugata». In Spagna, dove si è tornati a rivivere i parchi e aree di attività motoria, sempre con il distanziamento sociale, i vertici della Liga hanno presentato un progetto per testare tutti i giocatori in modo da riprendere partite e allenamenti. Ma anche da Madrid, il ministro della sanità Salvador Illa resta cauto e non si sbilancia, dichiarando che «promettere un ritorno del campionato prima dell’estate sarebbe imprudente».