Da sport per inglesi d’alta classe a culto popolare mondiale, il cricket è tornato. Ricomincia il più importante trofeo mondiale allo stadio Oval di Londra, dove per il primo match l’Inghilterra sfiderà il Sudafrica. Organizzato dall’International Cricket Council, la Coppa del mondo sarà trasmessa in tutto il mondo e guardata da quasi un miliardo di persone. Di queste circa il 90% è indiana: il Paese vive lo sport di origini britanniche con lo stesso amore e dedizione con cui il calcio è seguito in Europa. Sono dieci le nazioni che gareggeranno con la propria squadra per aggiudicarsi il titolo di campioni del mondo: Australia, Afghanistan, Bangladesh, India, Inghilterra, Nuova Zelanda, Pakistan, Sri Lanka, Sudafrica e Indie Occidentali (ex colonie inglesi oggi parte dei Caraibi). Quest’anno, per la prima volta, potrebbero vincere gli inglesi, che pur avendo inventato ed esportato il cricket nelle colonie non hanno mai alzato al cielo la coppa del mondo. Secondo i bookmakers infatti, le maglie azzurre capitanate da Eoin Morgan potrebbero non solo superare il primo round (impresa che non riesce alla nazionale da ben quattro anni), ma addirittura vincere. Le oltre cinquanta partite del mondiale si terranno in undici stadi tra Inghilterra e Galles, e tra più di un mese sarà possibile decretare i campioni: il 14 luglio la finale si terrà nello storico campo inglese di Lord’s Ground, uno dei più antichi al mondo.

Uno sport complicatissimo – Nato a Londra alla fine del XVII secolo come divertimento nobiliare e normato nel XIX, il cricket ha delle regole talmente rigide da essere chiamate “leggi”. Il gioco prevede due squadre da undici persone l’una, che si sfidano in un campo ovale suddiviso in più parti concentriche: una più esterna, una intermedia e un rettangolo interno diviso in due aree. Come nel baseball (che sarebbe una versione semplificata del cricket), le squadre si alternano a battere: un team manda in campo due battitori mentre gli sfidanti entrano tutti e undici nel campo. Lo scopo dei battitori, o batsmen, è colpire la palla di cuoio con una mazza di legno di salice con la fronte piatta, e non farla finire in mano agli avversari, che (più o meno regolarmente) schierati sulla linea ovale di mezzo campo cercano di prenderla al volo o di recuperarla da terra il prima possibile per far squalificare il battitore. Appena colpisce la palla, il battitore si scambia di posto con il compagno di squadra in campo, sperando di raggiungere la postazione di scambio prima che la palla torni all’interno del rettangolo (tutta questa parte è chiamata “run”). Come nel baseball, i punti dei run salgono se si colpisce la palla fino ai confini del campo o addirittura oltre. Il battitore ha a disposizione delle occasioni per non colpire la palla, a patto che questa non tocchi mai i ceppi alle sue spalle, pena l’esclusione. Ogni battitore può colpire fino a sei palle (quantità detta “over”). Quando tutti gli undici componenti della prima squadra hanno battuto (o sono squalificati tentando) finisce un inning, e le squadre invertono i ruoli. Le leggi originali stabilivano che le partite durassero fino a cinque giorni, durante i quali erano previste diverse pause per rifocillarsi con sandwich e tè.

Il Lord’s Ground di Londra

Un successo travolgente – Oggi il cricket è molto diverso da quell’esibizione di raffinatezza: miliardi di dollari in gioco, intervalli con spettacoli e cheerleader ma soprattutto nuove regole. A cominciare dalla drastica riduzione delle ore: tre. Quando lo sport è stato lanciato in mondovisione, e il bacino di utenze si è dimostrato potenzialmente maggiore, le tempistiche sono state individuate come il maggior ostacolo alla partecipazione. Che, per amore del successo dello sport, è stato presto superato previa approvazione dei consiglieri del Cricket Council con il nuovo nome di T20. Nonostante le regole complicate, il cricket resta molto amato: degli 800mila biglietti disponibili, ne sono stati venduti il 95%, e la BBC riporta che si stima che un terzo di questi biglietti siano di nuovi fan dello sport.