«Sono come il buon vino rosso, più invecchio e più divento forte». Zlatan Ibrahimovic lo diceva già nel 2016. Quattro anni dopo è in testa alla classifica marcatori con 10 gol in sei presenze. A 39 anni. In seconda posizione, inusuale per lui, Cristiano Ronaldo, otto gol e 35 anni. Sono loro i “Re” dei bomber. Campioni nonostante la carta d’identità. Ma in testa alla Serie A comandano le squadre “giovani”. Milan e Sassuolo, prima e seconda della classe sono tra le formazioni con meno esperienza in campo.

Squadre senza età. Il Milan primo in classifica, 20 risultati utili e imbattuto dall’8 marzo, ha la squadra più giovane della Serie A (25.1 anni). E l’attaccante più anziano. Il Sassuolo, rivelazione del campionato, ha fatto della vitalità dei suoi ragazzi un punto di forza. Il suo centravanti, Francesco “Ciccio” Caputo, quinto in classifica marcatori, ha 33 anni. A sigillare la vittoria del Diavolo contro il Napoli nell’ultimo scontro, dopo la doppietta del solito Ibra, ci ha pensato il ventunenne norvegese Jens Petter Hauge. Ad aprire le marcature del Sassuolo, vittorioso sul campo dell’Hellas, è stato invece Jeremie Boga, ivoriano, 23 anni ex Chelsea. Per entrambe le squadre, questa commistione tra equilibrio, garantito dai punti di riferimento in attacco, e talento sta portando a risultati eccezionali. Il Milan non si trovava in testa alla classifica da nove anni (stagione 2011/2012). Per gli emiliani si tratta del miglior inizio di sempre da quando sono approdati in Serie A. La strategia delle due squadre sembra evidente: costruire attorno a un giocatore esperto una squadra di talenti. Un rischio che per ora si è rivelato vincente. Soprattutto se il giocatore “anziano” gioca in attacco. Non una novità nella Serie A, terzultima l’anno scorso nella classifica delle competizioni europee per età media dei giocatori. 30 anni è quella dei primi dieci bomber. Molti allenatori hanno deciso di non abdicare alla maturità dei numeri “9”. Ma al contrario li hanno trasformati nel perno del gioco attorno cui costruire la loro tattica. Scontata in questo caso la scelta della Juventus, in affanno in queste prime giornate, che dall’arrivo del cinque volte pallone d’oro e ultratrentenne Cristiano Ronaldo ha puntato tutto su di lui. Il portoghese nel 2020 ha segnato la metà dei gol della “Vecchia Signora”.

“Chioccia” Ibra e sogno scudetto. Meno scontata è la scelta del Milan di puntare su Zlatan Ibrahimovic. Reduce dall’esperienza nella MLS americana e dalla rottura del crociato anteriore e posteriore al Manchester United nel 2017, al suo arrivo in rossonero molti si chiedevano se fosse ancora in grado di incidere. I numeri stanno chiarendo ogni dubbio: 20 gol in 24 presenze. In questa stagione ha una media di un gol ogni 53’ minuti (con due rigori sbagliati). Dopo la doppietta al San Paolo ha raggiunto il record di 10 gol nelle prime otto giornate. Nessuno come lui.

Ibrahimovic esulta dopo il secondo gol nel match contro il Napoli, 22 Novembre 2020.
ANSA/CESARE ABBATE

Non è però solamente il bilancio personale che ha portato il Milan in testa alla classifica. Ma la sicurezza che infonde nei compagni, la fiducia che ispira tramite la sua personalità. «Ibra per me è come un fratello maggiore», ha affermato il portoghese compagno di reparto Rafael Leao, 21 anni. Forse lo svedese lo ha preso in parola quando, pochi giorni fa, ha regalato la nuova Playstation 5 a tutti i suoi compagni. Prestazioni determinanti, forza e passione. Una voglia di vincere che con il tempo non si è affatto smussata, anzi. «Fossi arrivato al Milan il primo giorno vincevamo lo scudetto», aveva affermato la scorsa stagione. C’era lui in campo nell’ultima vittoria rossonera al San Paolo dieci anni fa. Era sempre l’ottava giornata, e segnò sempre di testa. Quell’anno il Milan vinse lo scudetto.