Novak Djokovic è stato ammesso, in via temporanea, al tabellone maschile dell’Australian Open. Il campione – in cerca della quarta vittoria consecutiva nella competizione, la decima in totale – rimane però ancora sotto inchiesta da parte delle autorità federali australiane per aver presentato un visto di ingresso considerato falso. Tutto questo mentre il ministro dell’Immigrazione australiano Alex Hawke ha fatto sapere di aver bisogno di altro tempo per studiare i documenti del caso, prima di poter prendere una decisione definitiva. Djokovic rischia infatti l’espulsione dal Paese e dai tre ai cinque anni di carcere (la notizia del suo arresto, messa in circolo dalla famiglia, è stata smentita). Il numero uno al mondo è tornato ad allenarsi in campo al Melbourne Park, in vista del primo turno del torneo di lunedì, dove giocherà con il connazionale Miomir Kecmanovic.

Le dichiarazioni – Ieri in un lungo post su Twitter, il numero 1 del mondo ha spiegato che gli errori nel documento di immigrazione sono dovuti al suo agente. Novak ha anche ammesso di aver violato l’isolamento delle norme Covid,  dopo essere risultato positivo il 17 dicembre: conferma di avere incontrato un giornalista del quotidiano francese Equipe due giorni dopo per un’intervista in occasione della consegna del premio di miglior atleta dell’anno. «Avrei dovuto riprogrammare quell’intervista. È stato un errore di valutazione». Djokovic ha anche respinto le altre notizie sulle sue comparse in pubblico dopo il 16 dicembre, definendole «disinformazione». Ma restano diverse incongruenze: ha detto di non essere stato informato del suo risultato positivo fino al 17 dicembre, nonostante la dichiarazione giurata presentata alla Corte di circoscrizione federale attesti che l’atleta era stato «esaminato e diagnosticato» il 16 dicembre.

Secondo il tennista ci sarebbe un errore nella compilazione del documento di immigrazione, stilato dal suo agente, consegnato al suo arrivo a Melbourne. L’incongruenza sarebbe relativa alla parte dei suoi recenti viaggi: era stato dichiarato che Djokovic non aveva viaggiato nei 14 giorni precedenti il suo arrivo in Australia, ma in quelle due settimane l’atleta è stato visto in Spagna e in Serbia. «Il mio agente si scusa in modo sincero per l’errore amministrativo nel segnare la casella sbagliata. Questo è stato un errore umano e di certo non deliberato». Sempre ieri, la Border Force australiana ha annunciato che sta indagando per accertare se ci sia stata una «dichiarazione falsa», che causerebbe la cancellazione del visto.